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Meloni "batte" Ursula, Mr. 1000 miliardi Fitto pesa più di Gentiloni

Pietro De Leo
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La partita europea sembra girare bene per l’Italia. A sottolinearlo è un retroscena del tedesco Die Welt, che ha pubblicato una bozza di schema di quella che dovrebbe essere la prossima Commissione Ue. A Raffaele Fitto, nome che Giorgia Meloni aveva indicato alla numero uno del governo Ue Ursula von der Leyen, dovrebbe essere assegnata una vicepresidenza esecutiva, con deleghe concernenti l’economia e il Pnrr.

Un salto in avanti, quindi, rispetto alle funzioni della casella italiana uscente (l’ex presidente del Consiglio ed esponente Pd Paolo Gentiloni), che ha la responsabilità degli affari economici e monetari. La messa a terra del Pnrr, che sta rivelando le sue complessità in pressoché tutti gli Stati membri, è un punto di svolta per la ripresa delle economie comunitarie, fiaccate non soltanto dal Covid, calamità che innescò la redazione del piano, ma anche dai contraccolpi delle crisi geopolitiche seguenti.

 


Se fosse confermato il rumor, affidare a Fitto la materia nel contesto comunitario confermerebbe la virtuosità delle interlocuzioni che, da ministro competente sul dossier, ha tenuto con Bruxelles in questi due anni di mandato. E darebbe di che gioire a governo e maggioranza circa l’obiettivo raggiunto di affermare la centralità del nostro Paese. «Per la prima volta un populista di destra, membro del partito di Fratelli d’Italia della prima ministra Giorgia Meloni, otterrà una carica di vertice nella Commissione Europea», scrive il Welt.

Vero sul piano della cronaca, un po’ meno su quello delle identità. Per quanto Fitto appartenga a una formazione politica che spesso ha tenuto posizioni eurocritiche e non ha votato per Ursula von der Leyen in Europarlamento (Giorgia Meloni, in sede di consiglio europeo, si era invece astenuta), la sua cultura politica affonda le radici nel popolarismo.

Erede di una storia familiare democristiana, agli albori della Seconda Repubblica Fitto aderisce giovanissimo al Cdu, poi nel 1999 viene eletto proprio a Strasburgo con Forza Italia, partito che lo esprimerà alla guida della coalizione vincente alle regionali pugliesi nel 2000. La successiva uscita dal lido azzurro molti anni dopo, per abbracciare la causa dei Conservatori Riformisti (epoca ante-Brexit, quando la famiglia dei tories europei era anglo-centrica), lo vedrà comunque esprimere posizioni moderate. Figura rassicurante, quindi, sul cui peso è stata trovata la sintesi con la cristiano democratica tedesca Ursula von der Leyen.

Alcuni elementi, in questo, sono stati decisivi. La visita del leader PPE Manfred Weber a Roma la scorsa settimana, dove ha incontrato Giorgia Meloni e Antonio Tajani, che ha segnato la cuspide di un lavoro di mediazione tessuto dal ministro degli Esteri e Segretario di Forza Italia, costola del centrodestra italiano nella maggioranza comunitaria. E poi, evidentemente, la “coda” del quinquennio che si va chiudendo, con Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni molto sinergiche su alcuni dossier complicati e dolorosi, come la guerra in Ucraina, il contrasto all’immigrazione clandestina attraverso la cooperazione in Africa, la reazione alle calamità.

 

Sembrano superate, quindi, le asperità nella gestazione della nuova Commissione. Sembra smentito, di conseguenza, anche quel racconto drammatizzante che già aveva stabilito la condanna per l’Italia a essere marginalizzata nel ruolo della Commissione e penalizzata nel dialogo con Bruxelles.

Il Welt ha fornito anche altre coordinate, sulla squadra che avrà 26 componenti (27 meno la Germania, che conta già la Presidente) e il cui annuncio dovrebbe avvenire entro la fine di questa settimana. Oltre a Raffaele Fitto, i vicepresidenti esecutivi saranno tre: il riconfermato Valdis Dombrovskis, lettone dei popolari, che si occuperà di ricostruzione dell’ Ucraina; il francese Thierry Breton, indipendente ma molto stimato da Emanuel Macron, anche lui uscente che rimane in campo, che lavorerà su “Industria e autonomia strategica”. la socialista spagnola Teresa Ribera Rodriguez, che esordirebbe nell’Esecutivo Europeo. Altri nomi rivelati dalla testata tedesca, quello dell’uscente slovacco Maros Sefcovic, cui sarà affidata la riduzione della burocrazia, e l’attuale ministro dell’industria ceco Josef Sikela che dovrebbe andare all’energia.

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