caso boccia
Sangiuliano vede Meloni e non si dimette. “Boccia? Mai un euro dal ministero”
Gennaro Sangiuliano resiste. Ai titoli in prima pagina, all'assedio dell'opposizione, allo stesso imbarazzo della premier Giorgia Meloni. Il ministro della Cultura, al centro delle cronache per la querelle con la sua quasi consulente Maria Rosaria Boccia, dopo aver sentito ieri la presidente del Consiglio si reca di persona a Palazzo Chigi, "per ribadire la verità delle mie affermazioni", spiega una nota poi diffusa dal suo ufficio stampa da cui si evince che non intende dimettersi: "Mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni" di Boccia, che "non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata". Il caso emerge una decina di giorni fa, l'imprenditrice campana si autodefinisce consigliera del ministro della Cultura per i Grandi Eventi, salvo essere smentita dal ministero. Da allora rimbalzano su social, siti e pagine di giornali, foto di apparizioni pubbliche al fianco del ministro ed email interne. Martedì 3 settembre, poco prima delle 16, Sangiuliano arriva a Palazzo Chigi. In macchina e non a piedi, come spesso fa, essendo la sede del ministero poco distante. Meloni è a lavoro dalle 10.30, lo riceve per 90 minuti. Nel frattempo si materializza l'ipotesi di dimissioni, chieste a gran voce dall'opposizione, si parla di una telefonata tra la premier e il presidente della Repubblica, smentita però da fonti del Quirinale. Ma Sangiuliano non arretra e conferma la versione già affidata in mattinata a una lettera a La Stampa: l'ex direttore del Tg2 si rammarica della "innegabile tempesta mediatica", nella quale si fatica a distinguere "autentiche fake news dai fatti reali", e fornisce una serie di chiarimenti.
In particolare quello chiesto anche dalla premier per la sua permanenza al Collegio Romano: che mai un euro di denaro pubblico sia stato impiegato. Sangiuliano conferma l'iniziale "intendimento" di affidare a Boccia l’incarico, "a titolo gratuito", di consigliere del ministro per i grandi eventi, ma di aver poi deciso di non procedere in seguito ad "alcune perplessità del Gabinetto sulla possibilità, ancorché meramente potenziale di situazioni di conflitto di interesse". Quindi la precisazione: "La dottoressa Boccia non ha mai preso parte a procedimenti amministrativi" e "mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Boccia". E' la spiegazione già fornita ieri a Meloni, che va in tv a difendere la posizione del ministro. La replica di Boccia non tarda. In una serie di storie su Instagram, la prima con la foto di Meloni ospite di Paolo Del Debbio e l'emoticon di Pinocchio. "Io non ho mai pagato nulla - scrive Boccia -. Mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri, tant'è che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal Capo Segreteria del Ministro". Basta per riaprire l'assedio delle opposizioni.
"La difesa d'ufficio" di Meloni "viene smentita", attacca il Pd con la capogruppo in commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, per la quale "il Parlamento deve essere informato con urgenza, siamo davanti a una vicenda grave che sta disonorando le istituzioni". "È imbarazzante", incalza il leader del M5s Giuseppe Conte, "assistere a questo spettacolo con la premier Meloni che viene smentita in diretta dai documenti pubblicati sui social da una privata cittadina". Da Fratelli d'Italia per Sangiuliano arriva in difesa il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, che parla di "una vicenda basata sul nulla, sia dal punto di vista giuridico che politico". Domani è in programma l'esecutivo nazionale di Fratelli d'Italia, un appuntamento fissato da giorni, ben prima che deflagrasse il caso, dove è atteso l'intervento della premier. È scontato che la vicenda arrivi anche in quella sede. Se ci dovessero essere ulteriori sviluppi, tali da contraddire la versione di Sangiuliano, da più fonti di maggioranza si sottolinea che la sua posizione diventerebbe meno difendibile, e le dimissioni sarebbero inevitabili. Il possibile sostituto sarebbe già stato individuato nell'attuale presidente del Maxxi Alessandro Giuli. Anche per evitare lo scenario più temuto dai meloniani, quello di un rimpasto: considerando che le deleghe del futuro commissario europeo Raffaele Fitto potrebbero rimanere almeno inizialmente a Palazzo Chigi, la sostituzione del solo Sangiuliano non porrebbe problemi. Ma con due, o più caselle, da sostituire, andrebbe riaperto il discorso con gli alleati di governo e servirebbe il via libera del Colle a un nuovo esecutivo.