Prodi non si fida di Renzi alleato del Pd ma toglie il veto: “Se si pente…”
«Nel Vangelo di San Luca si dice che in Paradiso si fa più festa per un peccatore che si pente che per mille Giusti... Ma prima, occorre che il peccatore ammetta di esserlo. E poi che si penta...». Dalla Festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia, Romano Prodi si affida a una battuta per inquadrare i termini di un possibile ritorno del ‘figliol prodigo’ Matteo Renzi nella casa del centrosinistra, in quel ‘campo largo’ che, annota non a caso il padre dell’Ulivo, «potrebbe anche essere pieno di ulivi, eh...».
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Il Professore si schermisce, o meglio finge di farlo, quando viene toccata la questione e con un’altra battuta osserva che «alla domanda su Renzi, Kamala Harris direbbe ‘mi faccia un’altra domanda’ ma alla mia età, come si diceva, ‘con quella bocca può dire quello che vuole…'». E allora Prodi cala sul tavolo la battuta evangelica cui fa seguire un’altrettanto celebre citazione, quella di De Gasperi che alla Conferenza di Pace di Parigi disse «sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». «Anche con lui - e qui Prodi torna a parlare di Renzi - c’è sempre la nostra personale cortesia. Certo, il confessore non sono io ma Elly Schlein. Ci pensa lei», puntualizza.
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Fuori di metafora, l’ex premier annota che «la politica esige una garanzia di continuità, questo ho sempre cercato nella mia vita». E dunque, e qui si torna sui binari della citazione evangelica, «occorre riconoscersi peccatore e promettere di non farlo più». Prodi tratteggia anche un percorso fatto di «un movimento nelle alleanze locali, una visione politica a un progetto, a garanzia - è il messaggio che arriva dal palco di Reggio Emilia - che venga portato avanti». Come prenderà il Pd le parole di Prodi?