Conte-Orlando, accordo in Liguria. Schlein: ora la vittoria è un obbligo
«Elly si è fatta viva», «sei il candidato ufficiale»? Costringendolo a rispondere come un disco rotto, perché anche il più ligio «funzionario» cresciuto nel Pci, come recitano le sue biografie, alla fine perde la pazienza. Così nell’ultima settimana aveva dato un ultimatum, o mi candidate, o torno a Roma, e tanti saluti. Un’ipotesi che sabato, con l’affondo di Giuseppe Conte, è sembrata realistica. Poi l’ultimo colpo di scena, a poche ore dalla scadenza dell’aut aut, il via libera di Luca Pirondini, a nome del M5S: «Il suo nome è risultato essere l'opzione più condivisa nella coalizione».
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Facile a pronunciarsi, più difficile a concretizzarsi perché resta il problema di Matteo Renzi, l’imbucato che si è presentato all’ultimo momento. Il leader 5 Stelle non torna indietro sul veto «è in gioco la nostra credibilità». Per dire che non c’è posto per il fiorentino. Anche Elly Schlein ha chiesto al fondatore di Italia Viva di adeguarsi: «Non si può stare con i piedi in due scarpe». La seconda «scarpa» sarebbe quella di Mauro Avvenente, assessore ai centri storici, per conto del partito renziano, che giura fedeltà al primo cittadino Marco Bucci. «L’imbucato» lo aveva già promesso, lascerà la giunta, ad Avvenente non rimarrà che abbandonare Italia Viva. All’ex ministro ora toccherà proporre un contenitore dove mischiare gli «innominabili»: una sorta di «discount» dove stipare i prodotti «no logo».
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Restano le «ferite» della lunga attesa, Andrea Orlando, aveva dato la propria disponibilità a correre all’inizio di luglio, un periodo interminabile, consumato a «macerare», con il risultato che la coalizione di centrosinistra è sembrata un’ammucchiata unita contro Giovanni Toti, ma in lite su tutto il resto. Un’ombra che pesa sul candidato scelto al foto finish: su di lui, inoltre gravano anche tutti i dubbi emersi in queste settimane. «Non conosce sufficientemente la regione», «in questi decenni è rimasto sempre a Roma», «non è uomo da campagne elettorali», ammettevano sottovoce i militanti, stupiti dal grande ritardo della segretaria Pd. C’è pure il fattore provenienza: il leader della sinistra Pd è di La Spezia, i tre candidati del centrodestra più quotati (Edoardo Rixi, Ilaria Cavo, Pietro Piciocchi) genovesi, «capitale» che tende a divorare voti e preferenze. Insomma per lo spezzino una sfida in cui si gioca tutto: se dovesse perdere, sarà difficile, come se niente fosse, tornare alla vita di prima.