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Soumahoro e Salis vogliono chiudere le carceri in Italia

Luigi Frasca
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Senti chi parla. Soumahoro, il parlamentare diventato famoso per la moglie e suocera, che, a parere degli inquirenti, sarebbero state protagoniste di una vita a cinque stelle a discapito dei poveri migranti che dovevano difendere, scende in campo per dire che le carceri vanno chiuse. A parte la sacrosanta battaglia per i diritti sui detenuti, sul miglioramento di istituti penitenziari che, da anni e non da oggi, vessano in condizioni di precarietà, non passa inosservato il grido di allarme di Aboubakar per il Beccaria di Milano: «Va chiuso – scrive in una nota – perché non è un luogo umano di detenzione». Striglia, dunque, il governo Meloni: «Ha deciso in modo politicamente miope ed ideologico di affrontare il tema». Il pupillo di Fratoianni, infatti, è stato protagonista di un’ispezione parlamentare in cui avrebbe trovato tracce di sangue su materassi e pareti, ragazzi con tagli di autolesionismo sulle braccia in segno di protesta. «Un detenuto – riferisce l’ex sindacalista – aveva digerito addirittura un pezzo di vetro. Una situazione di anomia e disumanizzazione».

 

 

Un viaggio che somiglia tanto a quello effettuato soltanto un giorno fa dall’europarlamentare di Sinistra Italiana. Ilaria Salis, infatti, era stata protagonista di un incontro a sorpresa al San Michele di Alessandria, che mediante Instagram, descrive come un vero e proprio tugurio: «Una situazione raccapricciante – aveva detto ai suoi follower -. C’è immondizia nei corridoi e nelle docce. Oltre a constatare il pessimo stato delle varie sezioni e la carenza di personale sociosanitario, ho avuto modo di ascoltare le testimonianze di molti detenuti. Siamo oltre la capienza, c’è difficoltà ad accedere alle cure mediche e c’è grave sotto organico del personale educativo». Tutti problemi importanti, ma che purtroppo con cui si convive da anni, ovvero da quando a Palazzo Chigi non c’era quella destra di Meloni, oggi bersagliata. A far discutere sul tour della paladina delle occupazioni, però, è soprattutto l’incontro con Luigi Spera, il pompiere siciliano accusato di terrorismo, che lei tranquillamente chiama «il compagno di Palermo» e per il quale chiede di «far convergere le energie solidali». Speriamo per lui che siano come quelle del ministro Tajani, che l’hanno nei fatti tirata fuori dalle prigioni di Orban o come quelle dei suoi amici di Avs, che hanno messo nel cassetto il suo passato e pur di salvarla dalla giustizia ungherese l’hanno portata direttamente nel palazzo più importante d’Europa.

 

 

Ultimo strano ritorno è quello della senatrice Ilaria Cucchi. Dopo mesi e mesi di silenzio, torna a fiatare e seguendo, a telecomando, quanto professato dagli amici di partito, senza se e senza ma, bersaglia la premier e il sottosegretario Del Mastro che questa estate avrebbe fatto il giro delle carceri «solo per farsi dei selfie con gli agenti, che però ormai si sentono presi in giro». La situazione degli istituti penitenziari, a suo parere, è «sotto gli occhi di tutti. Il governo non sta facendo nulla per affrontare il problema. Anzi, lo usa come discarica sociale». Ovviamente anche per lei il classico giro tra le sbarre, con tanto di book fotografico in quel di Villa Fastiggi a Pesaro: «Una struttura – spiega – che presenta diversi problemi e mancanze a cui gli agenti di polizia, gli operatori e i volontari sopperiscono come possono. Le condizioni di vita dei detenuti e delle detenute non sono migliorate». Non viene, però, ricordato che quell’edificio da lei visitato aveva le stesse difficoltà anche non c’era a Palazzo Chigi questa maggioranza. Ecco perché c’è più di qualche malpensante che ritiene che quella che una battaglia più condivisibile sia stata strumentalizzata da chi non sapendo cosa dire, prova a cavalcare ogni onda, anche di chi ha bisogno di fatti e non di ulteriori note stampa. Sarebbe, piuttosto, interessante capire perché per anni, chi dice di essere garante non ha mosso un dito affinché la situazione di disagio cambiasse e non si arrivasse a quella che, oggi, viene considerata una vera e propria emergenza.

 

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