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Bruxelles, Giorgia Meloni torna e lancia Fitto in Commissione Ue

Aldo Torchiaro
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Le vacanze sono finite, la campanella ha suonato. Si torna al lavoro e si deve fare sul serio. Il Consiglio dei ministri di ieri ha preso di petto le questioni aperte e dato chiaro e forte, se ce ne fosse ancora bisogno, il messaggio: Giorgia Meloni è tornata. Tanto da aver voluto che a precedere il Cdm, durato oltre due ore e mezza, fosse un vertice di maggioranza con tutti i leader – da Maurizio Lupi a Matteo Salvini e Antonio Tajani – capace di impostare l’agenda del prossimo anno di governo. Il terzo dell’era Meloni, che deve nascere sotto il segno del rilancio europeo e internazionale.

E il vertice è stato anche l’occasione per un chiarimento interno tra FI e Lega. Quelle piccole frizioni agostane sullo ius scholae, ragionando a mente fredda, possono servire, fa notare il titolare della Farnesina «a ricordare a tutti che ci siamo anche noi, che siamo a tutti gli effetti la seconda forza di maggioranza». Meloni, chiamato il sipario sulla riunione di vertice del centrodestra, ne giustappone il titolo : « Abbiamo rinnovato il patto di coalizione», sintetizza. E avanti con il Cdm. L’Europa ha chiesto un nome di peso. Quello di Raffaele Fitto. Il ministro degli Affari Europei, della coesione territoriale e del Pnrr è l’indicazione del governo italiano come commissario europeo. Fitto, pugliese – e già presidente della Regione Puglia – è il ministro che più di ogni altro ha tenuto insieme le esigenze europee e quelle italiane.

Le parole con cui la premier Meloni ne ha comunicato il “lancio” europeo hanno il sapore sofferto di chi, da allenatore, deve privarsi di una delle punte di diamante della squadra. «Oggi stesso- ha detto la premier Meloni davanti ai ministri - comunicherò alla presidente von der Leyen il nome e chiedo a tutti di rivolgere un applauso e un grande in bocca al lupo a Raffaele Fitto, che avrà davanti un compito estremamente complesso e allo stesso entusiasmante. È una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il Governo, ma è una scelta necessaria». Fitto, pontiere per antonomasia, è l’uomo giusto. Apprezzato trasversalmente da tutto lo schieramento di centrodestra e non solo. «La notizia dell’indicazione di Fitto a candidato italiano a membro della Commissione europea ci riempie di gioia e di orgoglio», hanno detto in una nota gli eurodeputati meridionali di Fratelli d'Italia. Quelli del suo partito e del suo collegio.

E così tutti i ministri, i gruppi parlamentari di maggioranza e perfino qualche esponente dell’opposizione. «Certamente una buona scelta», commenta ad esempio il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin. Ma c’è un però. Andare in Europa, oggi, non sarà un viaggio premio. Molto dipenderà dalla delega che avrà Fitto. Di sicuro troverà squadernati diversi temi a cui dare risposta. Gli immigrati e le loro rotte. L’agricoltura. Il Pnrr, che va a consuntivo. E tra le cose in sospeso, il contenzioso sui balneari. Gli uffici stanno limando la proposta che è già sui tavoli di Bruxelles: le concessioni balneari resterebbero valide fino al settembre del 2027, ma le gare dovrebbero essere indette entro il 30 giugno dello stesso anno, via libera ai risarcimenti, ma con più paletti del previsto per ammorbidire la posizione della controparte. L’importante, spiega Meloni sforzandosi di non guardare nessuno, che non si tentino fughe in avanti. Un ammonimento che vale tanto più sulla manovra: bisogna conciliare il macigno del debito pubblico con la conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro. Poi c’è il piano strutturale di bilancio che, per la prima volta, il Mef dovrà buttar giù, prevedendo una "sforbiciata" del disavanzo strutturale di almeno lo 0,5% annuo per i prossimi 7 anni: numeri alla mano, si tratta di circa 10 miliardi l’anno. Risorse da generare attraverso una strategia di rientro dal deficit in grado di convincere Bruxelles circa le buone intenzioni di Roma. Un’impresa certo non semplice, in cui sarà utilissimo proprio il commissario Fitto.

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