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Lollobrigida si sfoga contro i voyeur: "Arianna? Nessun problema politico"

Tommaso Manni
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«Non vi è alcun problema politico né con Giorgia, né con Arianna e chi spera in questo non avrà grandi soddisfazioni. Semmai dovrà prendere atto che non erano i rapporti di parentela la ragione del mio ruolo». Così il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che utilizza Facebook per dire la sua contro chi, da giorni, parla di frattura all’interno di Fratelli d’Italia e da anni lo accusa di essere a Palazzo Chigi solo perché marito della sorella della premier. Uno sfogo, tra l’altro, che avviene dopo che Arianna, la primogenita di casa Meloni, sulle colonne del Foglio ha annunciato la fine del rapporto con Lollobrigida, per il quale comunque si butterebbe ancora nel Tevere. «Ci vogliamo bene - ha detto. So quanto vale, conosco di che pasta politica sia fatto». La stessa responsabile organizzativa del partito, infatti, ha spiegato come il rapporto personale non c’entra nulla col progetto politico di Fratelli d’Italia. Conferma che arriva dallo stesso ministro, che si toglie qualche sassolino dalla scarpe verso quei giornalisti, che avevano parlato di possibili spaccature dovute alla crisi di coppia in casa Meloni: «Non darò soddisfazione - rimarca nel post - al voyeurismo di queste ore in cui anche i giornali più blasonati si dedicano a sollecitare gli ultimi scampoli di chiacchiere da ombrellone».

 

 

 

Più di un semplice dardo viene scagliato anche verso chi, secondo il ministro, avrebbe effettuato salti di gioia, per quanto accaduto all’interno della sua famiglia: «Non mi è capitato nella vita di gioire per un problema accaduto a un’altra persona. Anche del mio peggior nemico. Non è bonta la mia. Il sacerdote è mio fratello Maurizio, ma semplice considerazione di quanto mi sentirei ridicolo a farlo. Provare gioia per il dolore degli altri o ridicolizzarlo mi appare come una debolezza frustrante. Non trovare il modo di essere felici e festeggiare quando gli altri possano trovarsi nella medesima condizione...patetico. Basterebbe una riflessione, privandosi per un momento della maschera d’odio e autocommiserazione che condiziona questo atteggiamento e porsi alcune domande: perché? A che serve? Migliora? Se poi uno avesse la forza, non provando vergogna per le risposte o riuscendo a oscurare a se stesso con velo di ipocrito cinismo il loro contenuto potrebbe aggiungerne una: a quanti innocenti faccio del male senza uno scopo?».

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