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Grillo e Orlando, patto anti Conte per impedire che si prenda la Liguria

Edoardo Sirignano
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Lo strano patto tra Grillo e Orlando per non consegnare la Liguria a Conte. Il comico genovese, dopo essere stato messo alla porta del suo Movimento, è pronto a vendere l’anima al diavolo, pur di non consegnare il destino della sua terra a chi lo ha tradito. L’Elevato, per gli amici di San Fruttuoso, in questi mesi, ha un solo terrore: un centrosinistra unito intorno a Luca Pirondini. Il senatore pentastellato, infatti, è uomo di fiducia dell’ex premier e nemico giurato di Beppe. Ragione per cui, qualora dovesse spuntarla, con l’appoggio dell’intero campo progressista, la vittoria sarebbe tutta del Movimento romano e non di quello delle origini, che invece dimostrerebbe debolezza, anche laddove è nato. Ecco perché il fondatore s’attiva, con ogni mezzo a disposizione, pur di far saltare il piano dei gialli capitolini. Non a caso la discesa in campo di Nicola Morra, ex presidente dell’Antimafia e tra i pochi ex-onorevoli che hanno criticato apertamente l’attuale vertice a 5 Stelle, avviene nello stesso giorno in cui il centrosinistra sembra essersi convinto sulla bontà di lasciare la guida della battaglia per il dopo Toti a quei giustizialisti pentastellati, che prima dell’ascesa di Meloni, davano le carte a Palazzo Chigi.

 

 

 

Stiamo parlando degli stessi signori, che secondo qualche malpensante, avrebbero convinto qualche amico Pm ad aprire un fascicolo su Ciro, disturbando, nei fatti, la quiete di casa Grillo. Motivo per cui il vecchio leader non può restare inerme e deve anticipare le mosse dell’avversario, magari sfruttando proprio la rivalità tra Elly e quel pugliese, che non vuole essere secondo a nessuno. «Dare la presidenza a un Movimento diviso – vocifera qualche dirigente dem tra i corridoi del Nazareno – significa perdere in partenza. Orlando non piace a tutti, ma almeno è conosciuto». Al Nazareno, d’altronde, conoscono a menadito la strategia del divide et impera, soprattutto se parliamo di una vecchia volpe come l’ex guardasigilli Orlando. Quest’ultimo si vocifera, a quelle latitudini, avrebbe bussato alla porta di Beppe, che gli avrebbe rivelato come Morra potrebbe ritirarsi all’ultimo istante, se tale decisione servirà a battere le destra.

 

 

 

La verità, piuttosto, è un’altra. Il prof dell’Antimafia ha un solo fine: indebolire il Movimento ligure, in modo che le pretese di Conte si spostino altrove e non in quella che è e deve restare la culla del «Vaffa», della rivolta e di quei ribelli, che sono pronti a rinunciare al loro essere «duri e puri» se bisogna fermare lo straniero o in questo caso il foggiano, che dalla lontana Puglia vuole far suo il Golfo dei Poeti. Nella costa, per eccellenza, dell’amore, intanto, è rinato un vecchio sentimento, quello tra Grillo e Di Battista. Il romano Alessandro, infatti, lascia la capitale e i suoi reportage in giro per il pianeta per presenziare a una conferenza in quel di Riva Ligure, centro che dista pochi chilometri dal santuario dell’Elevato, da quel luogo ritenuto «sacro» per quei Meetup, che non si ritrovano nel civismo del professor Conte. Una religione che, nelle ultime ore, starebbe mettendo d’accordo tutta la vecchia guardia rottamata. Non a caso torna d’attualità il mai dimenticato Toninelli o lo storico tesoriere Cominardi. Finanche l’ex sindaca della capitale Raggi potrebbe prendersi presto la rivincita, che sogna da anni, così come non è da escludere un ritorno di quel Bonafede, a cui manca, e non poco, la politica attiva.

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