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M5s, guerra tra Grillo e Conte sul "tesoretto": verso le carte bollate

Edoardo Sirignano
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Non è la guerra di Conte, ma quella dei conti. La cassa pentastellata è il principale motivo di divisione fra l’ex presidente del Consiglio e il fondatore. Come scrive Roberto Napolitano, in un articolo sul «Giornale», Beppe presto toglierà il disturbo, ma il suo divorzio dovrà essere ben pagato. Il pomo della discordia, a parte le dichiarazioni di facciata sul doppio mandato e il superamento dei principi originari, sarebbe un tesoretto da circa due milioni di euro. Stiamo parlando delle entrate del 2 per mille relative all’anno 2023 e dei contributi elargiti da privati e onorevoli vari.

Secondo quanto sostiene Lorenzo Borrè, il legale dei ricorsi, quello che, per anni, ha difeso gli interessi dei pentastellati dissidenti, «il simbolo originario è di Grillo, che è anche l’unico titolare del diritto di utilizzo del nome Movimento 5 Stelle. Lo dice una sentenza della Corte d’Appello di Genova del 2021».

 

Non la pensano allo stesso modo gli attuali vertici che, al contrario, sono convinti che appartengano a un’associazione costituita nel 2017, di cui l’ex premier è l’unico rappresentante legale. Il documento a cui fanno riferimento i grillini della prima ora, per Alfonso Colucci, deputato e attuale coordinatore dell’area legale del M5S, farebbe riferimento all’ente giuridico fondato nel 2012 dal comico genovese, da suo nipote Enrico e dal commercialista Enrico Maria Nadasi e non invece a quello presieduto dall’avvocato di Volturara Appula, fondato soltanto un quinquennio dopo da Casaleggio insieme a Luigi Di Maio. L’esperto, sentito dai colleghi del Corriere della Sera, si dichiara addirittura stupito perla presa di posizione di Grillo. Ci sarebbe, a suo parere, un vincolo o addirittura uno stratagemma tecnico, ai più sconosciuto, per cui all’Elevato non converrebbe adire alle vie legali: «Grillo, in forza di specifici obblighi contrattuali (coperti da riservatezza e che non si riferiscono al contrato da 300mila euro perla comunicazione che il M5S gli paga ogni anno) ha espressamente rinunciato a ogni contestazione relativa all’utilizzo sia del nome che del simbolo del M5S, come modificati o modificabili dall’Associazione medesima».

Pur avendo smentito il re dei ricorsi Borré, non è detto che alla fine la diatriba possa concludersi nei corridoi dei tribunali. Il punto di svolta, in tal senso, potrebbe essere quel signore chiamato Claudio Cominardi. Conte, secondo recenti rumors di palazzo, vorrebbe sbarazzarsene, considerando il rapporto storico che il tesoriere ha con Grillo.

 

Nel momento in cui il Sommo dovesse sentirsi accerchiato e dunque non avere più gli uomini e le donne del cerchio magico che, nel bene e nel male, pure nei momenti peggiori, gli hanno consentito di salvaguardare i propri interessi, potrebbe ricorrere alle mal volute, ma indispensabili carte bollate. Queste certamente rallenterebbero l’ascesa di Conte e dei suoi colonnelli, che si ritroverebbero, da un giorno all’altro, i rubinetti chiusi.

La controffensiva di quelli delle origini, però, non è finita qui. Secondo più di qualche semplice indiscrezione, si vocifera che Beppe sia al lavoro per dar vita a un Movimento alternativo a quello che regna nei centri di potere.

Non si conoscono i dettagli, ma si vocifera, ad esempio, di un importante confronto, tenutosi nella mattinata di ieri, in un bar di Genova tra Grillo e il mai dimenticato Alessandro Di Battista, che lo scorso pomeriggio era a Riva Ligure per presentare il suo ultimo libro.

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