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Stellantis, Urso lo bacchetta: "I vostri manager strapagati e i licenziamenti continuano"

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Angela Barbieri
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«Il governo ha fatto la sua parte, l’azienda no». Dal meeting di Rimini il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, piazza la stoccata a Stellantis, sollecitando segnali concreti. E a fine giornata arriva la secca replica del gruppo guidato da Carlos Tavares. «È essenziale che tutti gli attori della catena del valore compreso il governo - contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e anche per la tranquillità, indispensabili per realizzare la transizione epocale che la mobilità sta vivendo». In cima alla lista delle priorità per Urso, la gigafactory di Termoli, con il progetto rinviato da Acc, la joint venture tra il gruppo, Mercedes-Benz e TotalEnergies: «Deve dare una risposta perché se per esempio in queste ore non ci risponde positivamente», «le risorse del Pnrr» deputate a questo impianto «saranno inevitabilmente destinate ad altro». E taglia corto: «Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni. E la scadenza è nelle prossime ore».

 

 

 

E anche su questo tema Stellantis non si tira indietro e precisa: «Per quanto riguarda ACC per Termoli, attualmente sta potenziando il progetto della Gigafactory, oltre a quella in Germania, al fine di introdurre una nuova tecnologia per la produzione di celle e moduli, in modo da essere in linea con l’evoluzione del mercato. Da parte di Stellantis, sono state prese diverse decisioni per aumentare il carico di lavoro dei componenti ibridi a Termoli». Si passa poi all’obiettivo del milione di veicoli prodotti in Italia. Come al tavolo sull’automotive dello scorso 7 agosto, Urso torna a ribadire che l'esecutivo ha rispettato tutti gli impegni presi con Tavares. Nel primo incontro il manager «mi chiese- ricorda - due cose, forse ritenendo che fossero impossibili da raggiungere. Primo, di rimuovere l'ostacolo dell’Euro 7», poi «un piano incentivi commisurato alla produzione in Italia: 1 miliardo di euro. Con l'obiettivo di raggiungere la rottamazione del numero più alto di veicoli Euro 0, 1, 2,3, altamente inquinanti», cosa che «abbiamo raggiunto. Avevamo come obiettivo anche il sostegno alla produzione italiana», che «non c’è stato perché era Stellantis che doveva aumentare la produzione nel nostro Paese per rispondere alle richieste sollecitate dagli incentivi».

 

 

E anche su questo tema la risposta è netta: «Stellantis rimane concentrata sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni, già comunicato ai partner sindacali, che include progetti importanti come quello per Mirafiori 2030». La stoccata più dura indirizzata dal ministro all’imprenditore, però, è quella relativa al suo stipendio. «Il compenso dei manager - sottolinea - dovrebbe essere commisurato non soltanto ai dividendi degli azionisti, ma anche alla sostenibilità sociale del Paese, agli occupati che realizza».
A pungolare l’azienda e a incalzare l'esecutivo dal palco condiviso a Rimini proprio con Urso, è il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Stellantis «ci deve dire quali investimenti, modelli, garanzie sulla capacità produttiva e sulla salvaguardia dell’occupazione» e al governo «chiedo di accelerare perché non è più tollerabile incertezza e silenzio». Gli stabilimenti italiani soffrono: «C’è paura e insicurezza a Melfi, dove Stellantis ha annunciato 5 nuovi modelli ma servono ulteriori due anni di cassa integrazione. Nei primi mesi del 2025 la cassa integrazione cesserà per gli occupati diretti e per l’indotto con il rischio di perdere quasi 25mila posti di lavoro».

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