Pd-M5s, dalla Liguria a Bari è "guerra". Elly Schlein? Chi l'ha vista
Che invidia per Elly. Lei che va in vacanza, e stacca per davvero i contatti con il mondo, nessuno sa dove sia, se in Grecia come l’anno scorso o a Lugano dai genitori o piuttosto a Barcellona con la fidanzata Paola. Insomma nessuna paparazzata su qualche spiaggia, neanche un salto alla convention di Chicago, nessun ospite che vada a trovarla ad esempio in una masseria, nessun selfie familiare accanto alla grigliata di ferragosto, neanche un passaggio televisivo, con pensosa intervista, sullo sfondo di un tipico giardino mediterraneo. Niente di niente, «Elly è andata via», pure la coppia di bodyguard del Nazareno, Igor Taruffi e Davide Baruffi, è rimasta senza consegne: che diamine, la segretaria ha staccato il telefono. «Però per favore ora torna» (la segretaria potrebbe davvero ricomparire nelle prossime ore), pregano i volontari dem, che osservano con mestizia il campo largo affondare in un mare di polemiche e di problemi. È che la preoccupazione cresce proprio il giorno dell’inaugurazione della Festa nazionale dell’Unità (fino all’8 settembre) che apre i battenti a Reggio Emilia. Crescono anche le imprecazioni come quella di Andrea Orlando lasciato tutto il mese ad arrostire in Liguria, in attesa di un via libera che non è mai arrivato.
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«Dove sei finita Elly?», si chiede spazientito l’ex ministro, che si immaginava almeno di ricevere lo stesso trattamento dei candidati in Emilia Romagna ed in Umbria. Loro si che sono già in campo, mentre lui aspetta. Nel frattempo infatti la sua solitaria ed incontrastata disponibilità a mettersi a disposizione è diventata sempre più complicata. E con qualche concorrente che prima non c’era, come il genovese Luca Pirondini del M5S (e Nicola Morra, ex presidente della commissione antimafia per una lista autonoma di ex grillini). Il problema non è solo Giuseppe Conte, che in Liguria fa sul serio (vuole compensazioni immediate) ma anche Carlo Calenda, colto da crescenti dubbi sull’ operazione. «Non si candida in Liguria da una vita», «non è mai stato un recordman di preferenze», «preferisce i convegni alle campagne elettorali», cominciano a mettere le mani avanti i militanti per giustificare i ritardi romani. Se da Genova, passiamo a Bari, la situazione non migliora. La chiamano già la «maledizione del sindaco». È quella che riguarda il primo cittadino del capoluogo regionale pugliese: due mesi per riuscire a mettere in piedi una giunta, con una sfibrante polemica con Michele Laforgia, e quando la fa, due assessori che si dimettono in quattro giorni. Prima l’ecologista Carlotta Nonnis Marzano, quella che voleva mettere fuori legge il Papa, poi Daniele Diomede in procinto di farlo, dopo la sfiducia del suo stesso partito, il M5S, che preannuncia l’appoggio esterno. Anche a Bari, le malelingue cominciano a sfogarsi: «Decaro sarà anche tanto abile, ma il suo successore non l’ha proprio scelto bene».
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Sicuramente i prossimi mesi per il sindaco «sfortunato» non saranno facilissimi. Se in Liguria ed in Puglia, il campo largo non sorride, i veri problemi stanno tutti a Roma. Intanto c’è il "quasi amico" 5 stelle, in guerra con il fondatore, ma che ha deciso di rialzare la testa. E di far sentire la sua voce, non farà certamente il servo sciocco del Nazareno, l’alleanza deve essere tra pari, Elly non è la prima donna. Poi c’è l’altro ex presidente del consiglio, quello di Firenze, che in dieci giorni, si muove come il vero dominus del campo largo. Troppa visibilità, si lamentano i compagni giudicando la frenetica attività agostana di Matteo Renzi. Lui, che memore dell’abilità di Marco Pannella (che durante le estati della prima Repubblica diventava l’unico mattatore in circolazione), a ferragosto si è "acquistato" con un last minute l’intera alleanza. Insomma è tempo che Elly torni, e che magari faccia come l’anno scorso, quando al rientro deliziò i fans con una versione improvvisata di "Zombie".