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Ius scholae, è scontro aperto con la Lega di Salvini: dove punta Tajani

Dario Martini
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«È più italiano chi è nero e canta l’inno di Mameli o chi non è nero e non canta l’inno di Mameli?». E ancora: «Essere italiano non è legato a sette generazioni». Non sono due frasi buttate lì a caso, ma la sintesi perfetta della battaglia che Antonio Tajani sta portando avanti da giorni per cambiare le regole sulla concessione della cittadinanza agli stranieri. Il famoso ius scholae, il diritto di diventare italiani dopo aver portato a compimento un intero ciclo scolastico. Ma a cosa punta davvero il leader di Forza Italia? Ieri, dal palco del Meeting di Rimini, ha potuto verificare di prima persona come questo tema sia molto sentito dall’elettorato moderato, che non gli ha risparmiato applausi quando ha ribadito, ancora una volta, quei concetti che tanto irritano gli alleati mentre trovano calda accoglienza nel centrosinistra. Il sospetto, nel resto della maggioranza, è che il solo fine di questa operazione sia strettamente politico: allargare il consenso di Forza Italia al centro, rivolgendosi direttamente agli elettori moderati che non possono vedere Elly Schlein e compagni ma che da tempo non votano più a destra.

 

 

 

Tajani dosa con cura bastone e carota. Prima viene la carota: «Noi siamo leali, il governo può dormire sonni tranquilli». Poi è la volta del bastone, metaforicamente parlando, ovviamente: «Non è perché un tema non è nel programma di governo non se ne può parlare. Io non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga qualcosa a me, quindi sono libero di parlare». E infatti parla eccome: «Sullo ius scholae dico che bisogna andare avanti non perché sono un pericoloso lassista che vuole aprire le frontiere a cani e porci, ma perché la realtà italiana è questa e dobbiamo pensare a quello che sono gli italiani oggi». E giù con un’altra stilettata: «Non voglio parlare degli africani che poi possono diventare cittadini italiani perché poi qualcuno si arrabbia». Quel qualcuno probabilmente si è arrabbiato eccome, se a stretto giro dal profilo ufficiale della Lega appare un video di Silvio Berlusconi ospite da Fabio Fazio in cui bocciava sia lo ius soli che lo ius scholae. «Non si fanno polemiche politiche usando Berlusconi», replica Tajani stizzito. Insomma, la tensione nel centrodestra è alta. Tutti attendono settembre, quando riaprirà il Parlamento. I forzisti hanno già detto che sono ascolteranno tutti coloro che la pensano come loro. Il problema è che gli unici stanno nel campo avverso.

 

 

La deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi, infatti, si rivolge direttamente al partito di Tajani: «Sullo ius scholae/ius culturae, Forza Italia dice di voler andare fino in fondo. Bene. C’è un testo che è già stato votato alla Camera e che si è bloccato al Senato nel 2017. Fu votato anche da attuali componenti del centrodestra. Ho depositato il testo esattamente come era stato approvato. Se Forza Italia davvero fa sul serio, perché non lo vota?». Insomma, bisognerà vedere se dalle parole si passerà ai fatti. In questo caso, quanto sarà salda la maggioranza di fronte a un voto che spacca la maggioranza? Attenzione anche a quanto accadrà in Europa, dove il capogruppo azzurro a Strasburgo, Fulvio Martusciello, intende istituire un intergruppo per portare lo ius scholae in ogni Paese europeo. Dulcis in fundo, a dimostrazione di quanto il tema sia "caldo", interviene anche chi è scomparso dai riflettori da tempo, come Gianfranco Fini, il quale dice di non aver mai cambiato idea: «Confermo tutto quello che dicevo allora». Ovvero, sì allo ius scholae.

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