campo spezzato

Andrea Orlando abbandonato. Lo scherzetto del M5S che lancia Pirondini

Mira Brunello

Così è troppo, anche per Andrea Orlando, uno cresciuto con il mito del centralismo democratico, del partito con la P maiuscola. Uno bravo, preparato, il primo ad arrivare alle Feste dell’Unita, il nome giusto per i convegni che sanno di sinistra, per dire anche tre volte ministro (ambiente, giustizia, lavoro), uno sguardo malandrino che non dispiace neanche nei consessi più glamour. È che mentre Elly Schlein è ancora in vacanza, e non si sa neanche dove sia, lui resta a friggere a La Spezia, muovendosi come una trottola per la Regione, senza sapere bene come presentarsi. L’eterno aspirante, che non riesce ad arrivare all’altare. È a Roma che devono decidere sulla sua candidatura, ma nella Capitale ancora nessuno risponde al telefono, insomma il clima giusto per far crescere le preoccupazioni a Genova, gli incauti che avevano dato tutto per scontato, gli arresti domiciliari del Governatore, la manifestazione delle "manette", la prossima vittoria elettorale, l’incoronazione dell’algido spezzino.

 

  

 

 

Un sogno che ora sembra più difficile realizzare. L’ex ministro è stranito, all’inizio di luglio aveva dato, anche controvoglia, la sua disponibilità a correre per la successione di Giovanni Toti, tutti a dirgli, bravo Andrea, vinceremo, poi improvvisamente le acque hanno cominciato ad agitarsi, la segretaria del Pd ha staccato i contatti con il mondo, Matteo Renzi in sua assenza è pure diventato il "fanta" federatore del campo largo, con tutti i mal di pancia che quel nome provoca in Liguria. Insomma un bel problema, il contesto ideale per l’altro infido alleato, quel "serpente a sonagli" di Giuseppe Conte, abilissimo a destreggiarsi nella confusione, medaglia d’oro nelle manovre spericolate, come ad esempio passare da un governo con Matteo Salvini, ad uno con Nicola Zingaretti.
Proprio quello che ai primi di agosto aveva bloccato la corsa del ‘povero" Orlando: «Ti devi fermare, il M5S ha diritto a valutare, ti diremo di si, ma abbiamo bisogno dei nostri tempi». Ed il diligente Andrea ha preso atto dell’impasse, pensando che fosse questione di poche ore. Nel frattempo però il Pd definiva con tutti i crismi le candidature in Emilia Romagna ed in Umbria, via libera per Michele De Pascale e Stefania Proietti. Un po’ troppo aggiungere un altro candidato dem anche per la Liguria.
Così nell’ottica di «un’alleanza competitiva», il leader 5 Stelle è tornato a fare il suo antico mestiere, interrotto brevemente solo per il flop elettorale, rompere le scatole ad Elly, mandare sull’orlo di una crisi di nervi il campo largo.

 

 

 

Così sul tavolo della coalizione è piombata la candidatura del senatore 5 stelle Luca Pirondini, un violinista prestato alla politica, che secondo Campo Marzio, potrebbe tornare utile anche per la successione di Marco Bucci nel capoluogo di regione. Una tipica manovra di disturbo, una sveglia al Nazareno, per ricordare a tutti che i conti andranno fatti su larga scala anche con il M5S. Intanto i tempi rischiano di allungarsi ulteriormente, a questo punto, i più ottimisti parlano comunque di un via libera che potrebbe arrivare ai primi di settembre. Il candidato, non candidato, però nel frattempo perde la pazienza. Soprattutto con i suoi. «Non si rendono conto della situazione, sottovalutano costantemente» dice al Secolo XIX, ed il riferimento è proprio al fatto che nelle altre due regioni che andranno al voto in autunno, i candidati sono stati scelti proprio intorno a ferragosto. E proprio in Liguria invece è ancora tutto fermo. Il timore è la cottura a fuoco lento che lo riguarda, con la sua segretaria che non lo difende a spada tratta, e con Conte e Renzi che lo snervano con le loro provocazioni. Insomma un agosto da dimenticare per l’eterno aspirante.