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Arianna Meloni, Palamara: "Quel triangolo tra alcune toghe, politica e certa stampa"

Edoardo Sirignano
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«Mai come in questo momento mi sento libero di poter raccontare fatti, situazioni e circostanze da me già narrate ad Alessandro Sallusti nel libro “Il Sistema”. In quel testo ho raccontato un metodo, ovvero quello che esiste nei rapporti tra magistratura, politica e informazione. Come è noto, non l’ho inventato io, ma stiamo parlando di un qualcosa che risale ai tempi di Tangentopoli. Di quel meccanismo, d’altronde, io stesso sono rimasto vittima». A dirlo Luca Palamara, già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Quale, allora, il fine del suo racconto?
«È stato fatto per mettere a disposizione di tutti i cittadini e dei loro rappresentanti politici un tema di riflessione per realizzare un equilibrato rapporto tra i poteri dello Stato».

Nonostante ha scritto due libri, però, non si riesce a trovare ancora una soluzione al problema...
«Ancora, purtroppo, non riusciamo a liberarci dal tentativo di utilizzare il processo penale come arma contundente per colpire il nemico politico. Un guasto che ancora oggi esiste, soprattutto quando determinate notizie e informazioni sono frutto di una saldatura tra una certa stampa e alcuni magistrati».

Quale consiglio si sente di dare ad Arianna Meloni?
«Al di là delle singole vicende, che dovranno trovare la soluzione nei luoghi istituzionali e su cui non posso esprimere giudizi, penso che, mai come in questo momento, sia necessario dare un forte segnale di cambiamento, non in un’ottica punitiva nei confronti della magistratura, ma di rinnovamento, liberandola da quella correntocrazia, che ancora oggi la caratterizza. Occorre mettere mano a quelle riforme strutturali che non riguardano solo il tema della separazione delle carriere, ma anche la stessa organizzazione, in parte politica, che si è data la magistratura. Per fare ciò è indispensabile riformare il Csm, introducendo il meccanismo del sorteggio, che in qualche modo ha un riflesso pure sul versante della politicizzazione di determinate inchieste».

Nel mirino, però, ci finisce sempre la stessa parte. Perché?
«Quando tutto ciò che non è sinistra è al potere, si acuiscono, purtroppo, determinati aspetti. Non dimentichiamo, comunque, che nel 2008 il governo Prodi cadde a seguito di un’inchiesta che riguardava la moglie di Mastella. Il nodo è un altro. Il tema dei rapporti tra politica e magistratura deve essere rivisto. Dopo il venir meno dell’autorizzazione a procedere, è saltata quella linea di confine tra l’inchiesta dei togati e l’attività politica».

La sorprende che quel Renzi, fino a ieri simbolo indiscusso del garantismo, adesso, se la prende con la sorella della premier?
«Renzi ha più volte raccontato fatti e vicende che lo hanno riguardato. Penso che le problematiche, che toccano determinate inchieste, siano esistenti e attuali e questo l’ex premier lo sa bene».

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