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Arianna Meloni, Giovanni Toti tuona: "Il giudizio degli elettori conta qualcosa?"

Gabriele Imperiale
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Giovanni Toti interviene sul caso Arianna Meloni. L’ormai ex governatore della regione Liguria, da mesi investito da una vicenda giudiziaria che lo ha portato alle dimissioni dal suo ruolo, è intervenuto sul suo profilo social e ha detto la sua sulle polemiche politiche che stanno riguardando la sorella del presidente del Consiglio e responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia, Arianna Meloni, e sull'ipotesi di un'indagine su di lei per traffico di influenze. “È indubbio che il direttore Sallusti scriva sulla prima pagina de “Il Giornale” notizie fondate. La sua esperienza e la sua professionalità sono fuori dubbio – esordisce – A me stupisce la reazione dei partiti. Arianna Meloni è accusata, dalla politica per ora, vedremo se anche dalla magistratura, di essersi occupata di nomine e designazioni ai vertici di aziende di Stato”.

 

 

 

È questo il punto per Toti, che poi si rivolge direttamente ai suoi follower: “Scusate ma chi dovrebbe nominare i vertici di quelle società se non chi ha vinto le elezioni? Chi dovrebbe occuparsene se non il capo della segreteria politica del partito vincitore? Viviamo in democrazia! Il giudizio degli elettori conta qualcosa oppure non conta nulla?”. Per l’ex governatore il problema sarebbe a monte della vicenda: “Se qualcuno ha votato una legge che impedisce a un esponente di partito di discutere, trattare e scegliere quelle nomine, ha sbagliato e di molto – tuona – Cambiamo quella legge e molte altre che impediscono alla politica di fare il suo mestiere”.

 

 

Per Toti a essere in pericolo sarebbe la dignità stessa degli elettori: “Chi ha vinto le elezioni sceglie chi dirige i gangli del Paese e, se sbaglia scelta, lo giudicheranno nelle urne gli elettori e nessun altro! – ricorda l’ex europarlamentare che poi chiude il suo post – Vogliamo cambiare le leggi che colpevolmente il Parlamento ha approvato e ridare dignità alla volontà popolare. Così non ci saranno indagini di cui indignarci. Cominciamo a guardare la luna e non il dito”.

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