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Andrea Orlando "congelato" e l'idea di Schlein per nascondere Renzi

Mira Brunello
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Nella torrida estate ligure, fa la sua comparsa una nuova figura politica: il candidato «congelato». Una soluzione originale, che non ha a che fare con le temperature stagionali, ma piuttosto con il persistere di difficoltà nella coalizione. Comunque sia, è il triste destino di Andrea Orlando, il leader della sinistra che da più di un mese aspetta l’ufficializzazione della sua discesa in campo, la candidatura del campo largo alla successione di Giovanni Toti. Un via libera ritenuto praticamente scontato da settimane, che però da Roma non arriva. Così passano i giorni ed il "congelato" sta cominciando a perdere la pazienza: «L’ho detto dal primo giorno, se c’è uno meglio di me, faccio subito un passo indietro». Il nodo è tutto politico, da oggi il Nazareno riprenderà i contatti con i "quasi amici" del M5S. Da Campo Marzio infatti si fa notare che in Emilia Romagna ed in Umbria i candidati Michele De Pascale e Stefania Proietti, appartengono alla stessa famiglia. Quella di Elly Schlein.

 

 

Con la Liguria, salirebbero a tre per altrettante regioni che andranno al voto in autunno. Che vorrebbe dire lasciare completamente a bocca asciutta Cinque Stelle e Avs. Una situazione che Giuseppe Conte trova insostenibile, va bene riconoscere la leadership al Pd ma così è troppo, non possiamo essere la ruota di scorta, chi lo dice poi a quel rompiscatole di Beppe Grillo? A pagarne le conseguenze è Andrea Orlando, temporaneamente messo nel freezer, nome comunque più imposto che condiviso, «dobbiamo comunque concordare un assetto complessivo». In pratica l’apertura a candidati del movimento per i prossimi appuntamenti elettorali, oltre che per le partecipate. Per il momento il candidato "congelato" non teme imboscate, non girano altri nomi, l’unico suo vero nemico è il tempo. «Se Roma non si darà una mossa -spiegano i dem liguri- rischiamo di entrare in un ginepraio, oltre che perdere tutto il vantaggio che avevamo sul centrodestra. La disponibilità di Orlando non è illimitata».

 

 

Certo è che lo spezzino non entusiasma, troppo "inamidato", lasciano trapelare gli alleati, non certo il front man che servirebbe per la battaglia campale che ci aspetta. Dubbi, che con i ritardi di Roma, rischiano di rafforzarsi, anche perché l’ex ministro è rimasto lontano per troppi anni dalle cose liguri. C’è poi da trovare una collocazione adeguata anche a Ferruccio Sansa, lo sfidante sconfitto da Toti nel 2020. Lui ha adombrato la possibilità di tornare a fare il giornalista, i suoi lasciano trapelare che in realtà aspetta una proposta consona al suo peso. Intanto dalla Capitale, gli sherpa di Elly Schlein avrebbero pronta una soluzione da sottoporre alla coalizione per risolvere il problema Renzi: nasconderlo. Ovvero creare un contenitore unico, genericamente centrista, con esponenti di Italia Viva, di Azione e di Più Europa. Senza simboli di partito.

 

 

Un po’ come i prodotti no marca negli scaffali dei supermercati. I due litiganti che alle Europee hanno preferito schiantarsi, piuttosto che comparire in una lista comune, ora dovrebbero accettare di confondersi in un raggruppamento ideato da altri. Una soluzione a rischio, che peraltro dovrebbe valere in Liguria, ma anche in Umbria ed in Emilia Romagna: la quarta gamba degli innominati. A Genova a Renzi è richiesto un ulteriore gesto di «buona volontà»: abbandonare la maggioranza che sostiene il sindaco Marco Bucci nel Comune capoluogo, il prezzo minimo preteso dal M5S e dall’Alleanza Verdi Sinistra, che restano scettici sulla possibilità di includere Italia Viva. L’ex presidente del consiglio si deve guardare le spalle anche a casa sua: Luigi Marattin continua a rifiutare l’idea del campo largo e vorrebbe contarsi in un congresso. Intanto la priorità sarebbe quella di togliere Andrea Orlando dal frigorifero. 

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