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Sinistra in tilt, le faide del campo largo: tutti contro tutti dalla Liguria alla Toscana fino a Bari

Mira Brunello
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Tutti contro tutti, faide interne, liti tra gli alleati, intrighi a non finire, e alla fine spunta anche la "bestia" nera: Matteo Renzi. È la trama del campo largo, impossibile annoiarsi, un ring che non ha chiuso neanche sotto il sole ferragostano. Mentre a Roma si cerca faticosamente un accordo all’insegna dell’ammucchiata contro Giorgia Meloni, in periferia prevale la lotta nel fango.

L’epicentro è indubbiamente Bari, la città che da oltre 60 giorni aspetta una giunta. Qui lo scontro riguarda direttamente le due primedonne del centrosinistra: il sindaco Vito Leccese ed il suo eterno sfidante Michele Laforgia (candidato della sinistra al primo turno), che all’inizio della settimana si sono finalmente incontrati a quattro occhi, dopo settimane di insulti sulla stampa.

«Ho ribadito al sindaco - ha sottolineato Laforgia - che non sono personalmente interessato a nessun incarico e a nessun ruolo, ma di essere pronto a compiere ogni sforzo utile per l’unità della coalizione progressista. Nelle prossime ore, verificherò con le forze politiche della Convenzione se vi sono le condizioni per partecipare al governo della città».

Oggetto della contesa è un’ ordinanza contro i clochard giudicata di stampo "salviniano" dai sostenitori del penalista barese. Naturalmente ci si divide anche sul numero di assessori per singola componente, insomma la quadra sembra ancora molto lontana. Il risultato è che il capoluogo resterà senza giunta ancora per qualche giorno, il consiglio comunale è convocato il 21 agosto, a Lecce invece la prima cittadina di centrodestra Adriana Poli Bertone è regolarmente al lavoro da più di un mese.

A Genova la lite è preventiva, nel capoluogo della Liguria si voterà nel 2027, ma il M5S sta usando la trattativa in corso con Andrea Orlando, per ottenere l’impegno a spingere a tempo debito per il senatore Luca Pirondini come sfidante del campo largo alla successione dell’attuale sindaco Marco Bucci. In pratica se Giuseppe Conte darà finalmente il via libera ad Andrea Orlando, vuole in cambio il semaforo verde per il suo parlamentare alle municipali. Poi c’è il capitolo Matteo Renzi, il leader di Italia Viva che continua a non essere particolarmente gradito. «L’ex presidente del consiglio e Carlo Calenda devono abbandonare la destra. Mi sembra una condizione preliminare per pulire il quadro.

Per quanto riguarda Renzi, poi, mi piacerebbe anche che smettesse lo scambio di amorosi sensi con Mohammed Bin Salman», sono le parole del leader di Avs Nicola Fratoianni. Da Campo Marzio, prosegue l’offensiva per i Cinque Stelle Michele Gubitosa: «Con Renzi ho qualche dubbio... ma non perché noi ce l’abbiamo con Renzi. chiariamo questo concetto, noi personalmente contro Renzi non abbiamo nulla però siamo contro la politica di Renzi. Renzi entra nei partiti e distrugge tutto, dalla base del partito ai leader. Lo abbiamo già visto con il governo Conte. Lo abbiamo visto quello che fece con il Pd. Purtroppo, a noi preoccupa l'inaffidabilità politica di Renzi. Poi, ovviamente, il Pd fa quello che vuole ma per noi Renzi, il Pd lo sa, è un problema».

Un problema quindi, di difficile soluzione in Liguria: se i centristi non abbandonano la giunta di Bucci, sarà difficile per il candidato del Pd, varare un campo largo in formato extra large. Persino in Toscana, la partita della riconferma del governatore Eugenio Giani, non è da considerarsi del tutto chiusa. Ad esprimere dubbi ancora una volta sono esponenti della Sinistra, che sanno di trovare ascolto anche dentro l’area maggioritaria del Pd, che mal digerisce un Presidente di Regione che cinque anni fa fu scelto proprio da Matteo Renzi. Insomma grande è la confusione sotto il cielo, ma non si può dire che la situazione sia eccellente.

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