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Ius sòla, il Pd riapre la guerra della cittadinanza. Ecco perché non serve

Dario Martini
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Il Pd è saltato sul carro delle vittorie del team azzurro alle Olimpiadi, arrivate anche grazie ad atlete con genitori di origini straniere come Paola Egonu, per sostenere che nel nostro Paese è necessario cambiare la legge sulla cittadinanza, introducendo lo ius soli, ovvero il diritto di diventare italiano alla nascita. Accusando al tempo stesso la maggioranza di essere retrograda e di non voler riconoscere i diritti di chi emigra. Per Elly Schlein chi nasce in Italia è italiano, punto. Poco male che in questo modo acquisirebbero direttamente la cittadinanza anche tutti quei bambini nati da madri appena sbarcate da un barcone in Sicilia che di restare nel nostro Paese magari non ne hanno la minima intenzione. E poco importa anche che in dieci anni di governo non abbiano mai cambiato la legge. Il responsabile Sport del Pd, il deputato ed ex ct dell’Italvolley Mauro Berruto, ha già fatto una fuga in avanti, depositando una mozione sullo ius soli sportivo riservato agli atleti. Ma il dibatitto infiamma anche il centrodestra, con l’apertura a discutere del tema da parte di Forza Italia, che in realtà non è favorevole allo ius soli, ma allo ius culturae, ovvero ad un percorso che privilegi il percorso scolastico nell’ottenimento della cittadinanza. La Lega, però, chiude ad ogni possibilità di confronto sul tema: «La legge sulla cittadinanza va benissimo così - si legge in una nota diramata ieri mattina dal Carroccio - I numeri di concessioni (Italia prima in Europa con oltre 230mila cittadinanze rilasciate, davanti a Spagna e Germania) lo dimostrano. Non c’è nessun bisogno di ius soli o scorciatoie». L’attacco della Lega è frontale, perché nel post pubblicato sui social compare un’immagine in cui affianca la foto di Antonio Tajani a quella di Elly Schlein.
La risposta di Forza Italia arriva a stretto giro: «Noi siamo per lo ius scholae a 10 anni, abbiamo questa posizione da sempre, la portava avanti con forza Berlusconi ed era d’accordo anche Meloni. Sappiamo che non è nell'accordo di governo ma ci piacerebbe che i leghisti fossero rispettosi delle nostre posizioni. Attaccare gli alleati è sempre sbagliato ma ognuno ha il suo stile», dice il portavoce degli azzurri Raffaele Nevi. Fonti parlamentari di Fratelli d’Italia spiegano che il tema non rientra nell’agenda di governo. Al Partito democratico e alle opposizioni, che gridano allo scandalo, replica il capogruppo in Senato Lucio Malan, il quale fa notare quanto sia illogico, oltre che anancronistico, collegare i successi italiani ai Giochi francesi con il tema della cittadinanza e dello ius soli: «Quelli del Pd le vedevano le Olimpiadi prima di Parigi? A Londra 2012 tra i medagliati 8 azzurri come Egonu».

A questo punto la palla passa al Parlamento. Difficilmente ci saranno cambi di linea politica se FdI e Lega resteranno sulle loro posizioni. Perché lo storico sostegno allo ius scholae di Forza Italia non potrà portare ad un’intesa strutturale su questo tema con le opposizioni. Ma queste ultime sperano di potersi incuneare nelle differenze di vedute del centrodestra. «Il sostegno di Forza Italia a una normativa sullo ius scholae è un'ottima notizia. Fondamentale cercare una convergenza su questa proposta. Facciamolo presto», è l'invito del leader di Azione Carlo Calenda. «Si può e si deve ripartire da ius scholae e ius culturae. Lo ius culturae è una norma di civiltà e buon senso, da sempre nostro cavallo di battaglia. Bene che anche in maggioranza ci siano aperture. Adesso però Forza Italia passi dalle parole ai fatti: non bastano le dichiarazioni e i tweet, servono le leggi in Gazzetta Ufficiale», aggiunge Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva. A spegnere queste speranze anzitempo ci pensa il capogruppo azzurro in Senato Maurizio Gasparri: «Non ci sono polemiche da fare nella nostra coalizione e non ci sono lezioni da impartire da parte della sinistra. Anche le ultime vicende, compresa quella dello sport, dimostrano come il nostro Paese sia aperto ed inclusivo. Il programma di governo è chiaro».

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