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5stelle, se Grillo fa i capricci è Di Battista il dopo Conte: cosa sa Paragone

Gianluigi Paragone
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In queste settimane Beppe Grillo si sta facendo notare in nome dello status di garante del Movimento Cinquestelle: evidentemente l’ex guru ha molto tempo da perdere per star dietro a queste cose visto che quando contava davvero centellinava le parole e i grillini si mettevano davanti al portone di casa in attesa di ricevere udienza. Ha deciso di marcare il territorio, convinto che quel territorio gli appartenga come feudatario di un simbolo che però non è chiaro a chi appartenga (forse più di tutti potrebbe aiutarci il buon vecchio Lorenzo Borrè, l’avvocato che ha fatto vedere i sorci verdi alle varie dirigenze pentastellate a suon di ricorsi e carte bollate varie).

Beppe Grillo e Giuseppe Conte, dicevamo. Grillo è come la vecchia gloria olimpica che vede le gare dal divano con indosso la tuta dei suoi tempi; talvolta si alza per allungarsi un po’ immaginando che prima o poi tocchi di nuovo a lui tornare in pedana. Invece no, non accadrà: le vecchie glorie possono allenare o commentare. Oppure fare un po’ di capricci. Beppe ha deciso di commentare facendo i capricci. Avrebbe potuto allenare ma lui non è mai stato Velasco, piuttosto un Crono che salva i figli meno pericolosi, come dimostra la lettera firmata dagli ex parlamentari, crociati cartonati di un sacro graal ormai profanato abbondantemente.

 

Grillo (e tutti gli ex in cerca di una sceneggiatura) non è credibile quando parla di spirito originario e di tutte quelle cose che ormai sono state superate da un Movimento pienamente nel novero delle forze politiche navigate. Il M5S è diventato quel che è oggi sotto la regia dello stesso Beppe, il quale quando cadde il primo governo Conte brigò per fare l’accordo con prima col Pd poi con Draghi, mettendo a tacere- pure con atteggiamenti padronali (altro che quel che contesta a Conte...) - chi si opponeva.

Giuseppe Conte - a cui non ho mai risparmiato feroci critiche - non sta facendo altro che il leader di questo Movimento e lo fa ogni giorno nel Palazzo e fuori: prima lo faceva da presidente del Consiglio cui tutti andavano queruli a chiedere favori, ora lo fa da capocordata di una combriccola che è più in crisi di elettorato che di identità.

Le leadership si logorano? Certo che sì, ma chi può sostituire Conte? Grillo o uno degli undici ex? Non scherziamo, dai. Patuanelli? Sì, ma non potrebbe che restare nel solco contiano. La Raggi? Può essere una suggestione ma le guerre si vincono anche se si è capaci di pensare tatticamente. Da sola non può reggere. Per sparigliare davvero non resta che guardare verso quel contenitore che il Dibba sta facendo crescere, con parole chiare e nette. Un po’ com’erano quelle dei Cinquestelle prima. (Sempre ammesso che il gioco possa ripetersi)...

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