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Manovre balneari, Zingaretti apre a Renzi ma è subito bufera

Christian Campigli
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L’ultima chances. La soluzione che tutti negano, ma che in molti fomentano. Un fritto misto difficile da digerire, ma potenzialmente utile per tornare al potere e per sedersi di nuovo su scranni prestigiosi. Nicola Zingaretti apre all’ingresso di Matteo Renzi nel centrosinistra. Nonostante siano ancora molti i dubbi e le perplessità tra grillini ed esponenti di Avs. «Dopo quello che è accaduto mi pare naturale che ci sia un dibattito e anche una certa diffidenza - ha affermato il capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo intervistato dal quotidiano La Stampa - Se oggi non provocasse un dibattito, il suo cambio di posizione sarebbe quasi trasformismo.

Detto questo, il ripensamento di Renzi è positivo. Sapendo che a tutti sono richiesti onestà, serietà e spirito unitario. Si sta insieme per costruire, non per picconare». Secondo Zingaretti «proporre un’alternativa non è più solo un obiettivo politico, ma un dovere democratico». L’involuzione del nativo di Rignano è segnato da due eventi specifici e da un’analisi politica impietosa, ma razionale.

Alle ultime elezioni, il progetto centrista (ma solitario) dell’ex premier si è rivelato un autentico disastro. Alle europee lo sbarramento non è stato superato per una serie di errori anche strategici (che il nostro quotidiano ha raccontato con minuzia di particolari) e per il consolidamento del bipolarismo. Chi sperava, legittimamente, vi fosse vita anche per un terzo polo è rimasto profondamente deluso. Certo, è impossibile non sottolineare come, in questo contesto, abbia recitato un ruolo determinante la spaccatura con Carlo Calenda. Ovvero, l’altra faccia della medaglia di una proposta socialdemocratica consapevole che ’'iniziativa economica privata vada incentivata ed aiutata. E non ostacolata, come, al contrario, teorizzano a sinistra.

La rottura tra Azione e Italia Viva si è poi portata dietro un strascico tutt’altro che elegante di sfottò, offese e dichiarazioni velenose. Ma anche le elezioni comunali di Firenze hanno avuto un grande peso nella scelta di Renzi, quella cioè di (ri)approdare sulla rive gauche. Il candidato sindaco Stefania Saccardi ha raccolto circa la metà dei consensi sperati. Gli elettori del capoluogo toscano, da sempre riserva di caccia del renzismo, si sono divisi (non equamente) tra centrosinistra e centrodestra. Nonostante tra i conservatori vi fosse un candidato moderato come Eike Schmidt, Italia Viva non ha avuto il coraggio di appoggiarlo. E così, senza nemmeno troppe difficoltà, Sara Funaro è diventato il primo cittadino donna nella storia di Firenze.

Sono poi trascorse due settimane di silenzio, almeno con la stampa, ma di lunghe telefonate. La consapevolezza di «dover fare qualcosa» e il rischio di restare schiacciato tra i due poli. E così, la rentrée alla casa madre, la sinistra lasciata nel 2019, ma mai dimenticata. Come il primo L’anno In cui Matteo Renzi ha lasciato il Partito Democratico amore. Nel Pd, un'organizzazione unita solo nel nome del potere, l’ipotesi di un ritorno del figliolo prodigo è stata vista malissimo dalla vecchia guardia (D'Alema e Bersani in primis), con pragmatismo dal resto dei vertici dem. Consapevoli che Giorgia Meloni si può battere solo superando il 50% dei consensi. E che, per farlo, occorre turarsi il naso e correre tutti insieme. Ma che, al tempo stesso, sia indispensabile riequilibrare l’asse al centro. Non è un caso che sia stato proprio Zingaretti ad aprire a Renzi. L’uomo di Bettini ha ben chiaro che le posizioni a favore delle occupazioni abusive di Salis e Fratoianni, ma anche l'estremismo green dei grillini, farà scappare il ceto medio dipendente. Soprattutto dopo la decisione del governo di voler tagliare le tasse a quella middle class massacrata, da sempre, dalla sinistra. Una domanda sorge spontanea: ammesso che questo fritto misto possa ammaliare gli italiani, cosa succederà quando ci sarà da scrivere il programma? O, peggio ancora, quando sarà il momento di applicarlo? L’impossibilità di arrivare ad una quadra potrà così trasformare quel piatto (potenzialmente) appetitoso, in un mattone impossibile da digerire.

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