Ue matrigna

Balneari, l’affondo di Cisint: “Ue matrigna. La Bolkestein è già vecchia, sinistra immobile”

Edoardo Sirignano

«L’Europa, anche in questo caso, si è dimostrata matrigna, nonché lontana dalla realtà. La situazione dei balneari in Italia è molto diversa da ciò che era nella testa di Bolkestein. Quella direttiva ormai ha la sua età». A dirlo Anna Maria Cisint, neo eletta eurodeputata della Lega.

Perché questa normativa è superata?
«Era rivolta alla gestione dei servizi e non all’utilizzo dei beni, già dalla prima stesura. Non è attuale perché lontana dal contesto odierno. Nel nostro Paese parliamo perlopiù di piccoli imprenditori, di famiglie che hanno investito i sacrifici di una vita. Dobbiamo compiere ogni sforzo possibile affinché il loro lavoro non sia buttato al vento».

Quale l’obiettivo dei balneari?
«In Friuli Venezia Giulia, la Regione ha lavorato per fare delle linee guida adeguate e condivise con il territorio, in modo che se si dovesse andare a gara, come dicono le sentenze, non ci sia un contraccolpo. L’Autonomia, infatti, anche in questo caso è un bene... Nel caso degli indennizzi, i balneari chiedono solo di non perdere quanto hanno impiegato. Ora la palla, dunque, passa ai Comuni».

 

  



Perché?
«Dovranno essere vigili affinché le nostre spiagge non siano preda di grandi gruppi. Ci sono delle modalità che consentono alle Pmi di poter continuare a essere titolari delle concessioni turistico-ricreative».

Il Governo, intanto, promette un riordino a riguardo. Ci sarà un accordo o si arriverà in tribunale?
«In realtà, il tribunale, se vogliamo chiamarlo così, si è già espresso. In tutte le sentenze, i giudici hanno detto che ci dovrà essere una gara. Bene, pertanto, lo studio del governo sulle spiagge libere. Se le hai perché non metterle in competizione? L’importante è che, nelle gare, ci siano delle linee guida comuni, che valgano per tutti e non diverse applicazioni. Queste dovranno avere come priorità la tutela delle Pmi e dare la possibilità a chi ha voglia di fare investimenti di ammortizzarli, cosa che fino a oggi non è stata fatta».

Fitto, intanto, ha dichiarato, che il confronto con l’Europa va avanti, con tutte le sue complessità. Si ritrova con questa posizione?
«Il confronto devi esserci sempre. Fa bene il ministro Fitto a proseguire nel dialogo, pur avendo obiettivi differenti. Questo, però, non deve bloccare la possibilità di avere delle risposte immediate. Deleterio perdere altri giorni».

 

 

Stiamo parlando di un giro d’affari da 32 miliardi, seppure le concessioni low-cost. Senza rimborsi, non si rischia di portare più di qualcuno a chiudere i battenti?
«L’obiettivo non deve essere quanto spendo per avere le concessioni. Quelle attuali, d’altronde, non sono così onerose, come qualcuno dice. Punterei piuttosto a una prospettiva di lavoro che sia pluriennale, almeno di quindici anni, che dia realmente la possibilità di effettuare investimenti, un po’ come accade nella portualità. Penso che il concessionario abbia come primo obiettivo fare impresa. Bisogna, inoltre, tener conto di un altro aspetto fondamentale: il cambiamento climatico. Le stagioni estive non sono quelle di una volta e ciò impatta e non poco sui giorni di lavoro. Sono tutti aspetti di cui la politica non può non tenerne conto. Servono strumenti ad hoc. Altrimenti avremmo un danno dal punto di vista occupazionale. Non c’è dubbio. Queste sono le basi su cui gli accordi si possono trovare. Di nulla certamente avremmo parlato, se l’Europa avesse ragionato come doveva sin dal principio e non tenendo conto di uno strumento ormai superato».