Pd, De Luca strappa il terzo mandato e Giani traballa in Toscana
Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Ovvero le discese ardite e le risalite del Pd toscano in vista delle elezioni regionali del 2025. Il punto della discussione è confermare o meno come candidato il governatore in carica, l’eterno Eugenio Giani, una sorta di Joe Gambardella propositivo, che vuole solo il potere di partecipare alle feste. I sostenitori di Elly Schlein sono in fermento: «basta subire, abbiamo già pagato pegno riconoscendo a Dario Nardella la sindaca di Firenze, e a Matteo Biffoni quella di Prato. Non possiamo fare finta che il nostro partito sia rimasto quello di Matteo Renzi sotto mentite spoglie». Così la prova di esistenza in vita sarebbe alzare la testa e chiedere un passo indietro all’attuale Presidente. Quello che nelle chat viene ironicamente definito il responsabile delle «sagre», per la sua capacità di girare in lungo ed in largo il territorio, dalla Lunigiana alla Maremma, anche se arrivando spesso a sagra finita, per via dei suoi leggendari ritardi. E chi se non Emiliano Fossi, attuale segretario regionale, deputato della prima cerchia, nonché ex sindaco di Campi Bisenzio, paesone della piana fiorentina, avrebbe il profilo migliore per interpretare il nuovo corso? Il quale Fossi si incarica di azzerare tutti i cavalli di battaglia del governatore, con una serie di no: alla quotazione in borsa della multiutility, al pedaggio sulla superstrada Firenze Pisa Livorno, all’abbassamento dell’Irpef. Che è come dire, in ogni caso al prossimo giro, «il volante lo teniamo in mano noi».
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Assicurare alla Regione, che fu la prima cassa di risonanza del «rottamatore», una svolta a sinistra. Andare oltre al Governatore che dice si a tutto, nel nome di una sapiente regola di vita, trarre convenienza da ogni svolta annunciata per renderla poi totalmente incolore. Nella fantapolitica che anima l’estate della Toscana, Giani continua a fare il suo mestiere, dare ragione a chiunque, anche ad Emiliano Fossi, ma a buon intenditore ricorda di avere il sostegno di 170 sindaci, sui 273 della Regione, potere delle inaugurazioni, che sono l’altra specialità della casa. Il governatore si presenta come il vero ispiratore del campo largo, e l’unico in grado di annettersi tutti i voti residui dei centristi e di Italia Viva, con la predisposizione di ben due liste civiche. I problemi per lui sono altrove: nel suo Pd (a Firenze i «compagni» hanno chiuso le porte della giunta alla sua Cristina Manetti) così come nella Sinistra di Nicola Fratoianni e nel M5S. Sono gli ispiratori della «prova» di orgoglio: mandiamo a casa l’ex socialista, Emiliano provaci.
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Fossi, naturalmente, ci pensa, raggiungere il vertice della Regione, sarebbe certamente in linea con le sue ambizioni, naturale evoluzione anche per Elly Schlein, la segretaria che per ora si è distinta per i passi indietro, se c’è da amministrare qualcosa, lei (ed i suoi) non sono della partita. E nei confronti dell’onnivoro Giani, Fossi ha qualcosa da offrire: il suo seggio alla Camera. Il segretario regionale dem non è neanche l’unico «fanta» presidente dell’estate, anche Simona Bonafè e Matteo Biffoni, prenderebbero volentieri il posto del Presidente che vuole partecipare alle feste, a farle fallire intanto ci pensano gli altri. E intanto Vincenzo De Luca strappa il terzo mandato in Campania.
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