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Rai, difficile un accordo sulle nomine prima delle ferie estive. Chi è in pole

Marco Zonetti
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Mentre la Rai si gode gli ottimi ascolti delle Olimpiadi, dietro le quinte dell’azienda si sta consumando una «gara» politico-istituzionale legata al destino della tv pubblica, almeno per i prossimi tre anni. Parliamo ovviamente del risiko tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia per le nomine del nuovo CdA Rai. Difficile che il vertice di Governo fra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, previsto per oggi prima del «rompete le righe» agostano, riesca a risolvere i vari nodi spinosi che non hanno finora avuto soluzione. Ricapitolando: l’attuale Consiglio di Amministrazione nominato nel luglio 2021 in era Draghi è di fatto scaduto e, come se non bastasse, la presidente Marinella Soldi si è dimessa inaspettatamente giorni fa. Per procedere al rinnovo del CdA prima della pausa estiva, Camera e Senato dovrebbero eleggere - entro la suddetta data del 10 agosto - i quattro membri di nomina parlamentare; in parallelo, il Governo dovrebbe indicare Ad e Presidente, la cui nomina dovrebbe essere però avallata dai due terzi della Commissione di Vigilanza. I nomi in pole position sono quello di Simona Agnes in quota Forza Italia per la presidenza e quello del meloniano Giampaolo Rossi quale amministratore delegato.

 

 

Quanto agli altri consiglieri (oltre a Davide Di Pietro già nominato dai dipendenti Rai), per ciò che concerne i quattro nomi eletti dalle Camere si pensa al rinnovo di Alessandro Di Majo in quota M5S, Fratelli d’Italia avrebbe in mente Valeria Falcone, la Lega punterebbe su Alessandro Casarin, attuale direttore della Tgr e il Pd su Antonio Di Bella o Roberto Natale, al momento direttore Rai per la Sostenibilità ed ex portavoce di Laura Boldrini. Secondo alcune voci, i dem potrebbero addirittura puntare su quest'ultima. Si vede bene che un tale dispiego di procedure in pochissimi giorni incontra già l’ostacolo delle tempistiche troppo esigue. Ma non è il solo impedimento. In primis, come già anticipato dal Tempo, la spartizione delle due cariche apicali, con la presidenza Rai a FI e la poltrona dell'Ad a FdI, non lascerebbe altra scelta alla Lega che mirare alla figura del direttore generale. Salvini avrebbe pensato - oltre a Roberto Sergio, attuale Ad Rai - a Marco Cunsolo, al momento direttore Produzione Tv, o a Maurizio Fattaccio, odierno presidente di Rai Pubblicità. La ventilata ipotesi di eliminare la carica del Dg, tuttavia, stride con le ambizioni del Carroccio, che a quel punto potrebbe esigere in cambio importanti direzioni come quella del Day Time o degli Approfondimenti, rispettivamente detenute dai meloniani Angelo Mellone e Paolo Corsini, scombinando così ulteriori tasselli del mosaico Rai.

 

 

Altro ostacolo è quello della presidenza, poiché la maggioranza non può contare sui 28 voti su 41 necessari in Vigilanza all’avallo della nomina di Agnes. Il riavvicinamento di Matteo Renzi al Pd ha mutato infatti gli equilibri in Commissione e il terminato appoggio esterno da parte del M5s non fa sperare in voti segreti pro Governo. Del resto, pare addirittura che al momento della votazione, i dem – che hanno smentito di voler proporre il solito Di Bella quale presidente Rai – lasceranno l’Aula assieme ai pentastellati. Una serie d'intralci, dunque, che rende piuttosto difficoltoso un iter accelerato per il rinnovo dei vertici Rai entro il 10 agosto e, salvo miracoli, è piuttosto plausibile che tutto venga rimandato all'autunno. Magari perfino a ottobre, quand’è prevista la sentenza del Tar sul ricorso presentato da tre candidati al CdA spalleggiati dall’ex presidente Zaccaria, che hanno messo in dubbio la legittimità della «riforma Renzi» che regola le nomine. L’odierno vertice di Governo sarà quindi un semplice commiato estivo o invece, contro ogni previsione, porterà rivolgimenti a sorpresa sulle sorti della Rai? Staremo a vedere.

 

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