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Conte contro Grillo: prepara l'assemblea per prendersi il M5S

Mira Brunello
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Finora ha deciso tutto lui, con pochi fidati collaboratori. Tanto che la sede del M5S a Campo Marzio sembra più lo studio di un professionista. Per l’appunto di un avvocato, l’avvocato Giuseppe Conte, l’ex presidente del Consiglio che ha ribaltato il motto delle origini dall’uno vale uno, all’uno sopra tutti. Poi le cose non sono andate come dovevano. A dire il vero da quel giorno infausto del 2021, in cui di primo pomeriggio convocò i giornalisti dietro ad un tavolino in piazza Colonna per spiegare insieme a Rocco Casalino l’immeritata fine del governo (ah Renzi Renzi), nulla è andato per il verso giusto. Certo, ha resistito, ha lottato strenuamente con Maurizio Landini per conquistare la testa dei cortei, ha mandato in vacanza il fondatore, è riuscito a riportare in Parlamento un drappello dei suoi, ha persino fatto un accordo europeo con Nicola Fratoianni, ma il grande sogno, quello purtroppo è svanito. Lui si che si vedeva di nuovo in sella a guidare il campo largo, con dietro quella brava «ragazza» del Pd, pronto a tornare nell’unico luogo che è disposto a chiamare casa: Palazzo Chigi. Con le Europee invece il precipizio, e tutti gli incubi del passato che tornano a materializzarsi: il fondatore che pretende di tornare in scena, Virginia Raggi e Alessandro Di Battista, insomma la banda del buco, quelli di prima che gli contestano persino la definitiva collocazione a sinistra.

 

 

E poi l’incubo peggiore di tutti, Elly che si dispone a fare il capo, trattandolo come una sorta di gregario. Lui, il quasi «barone» di Volturara Appula, il presidente con la pochette. Qui bisogna farsi venire in mente un’idea, bisogna fare una rivoluzione. E sistemare i conti con tutti, a cominciare da Beppe Grillo e dai suoi accoliti. Così nasce il nuovo Movimento Cinque stelle, se continuerà a chiamarsi così, o se basterà fare riferimento ad un’unica stella: la sua. «Iscritti e non iscritti, via web, inoltreranno i loro progetti, le possibili modifiche del regolamento», questa la filosofia della nuova rivoluzione del fai da te, illustrata con la consueta ricercata chiarezza da Giuseppe Conte, «ora occorre andare oltre la democrazia diretta: per coinvolgere i cittadini non basta più chiamarli a votare su un quesito predisposto dall'alto, serve farli partecipare anche nella fase della proposta e della discussione».

 

 

Insomma un piano sofisticato che ha scopi concreti: rimandare a Marina di Bibbona il fondatore, rendere impossibile la scalata all’ex prima cittadina di Roma, che scalpita da anni, mal sopportata dal club di amici dell’avvocato. I cittadini, secondo il progetto studiato da Campo Marzio, dovranno decidere anche sul famigerato tetto ai due mandati, croce e delizia dei grillini di ogni tempo. Insomma Giuseppe Conte vuole rialzare la testa ed anche sul campo largo vuole tornare a dettare le sue condizioni: «Occorre un progetto chiaro e credibile e con compagni di strada affidabili, e con al centro l'etica pubblica. Direi che in questo modo non si parte con il piede giusto». Il riferimento è proprio a Matteo Renzi, la sua bestia nera che si ritrova incomprensibilmente tra i piedi, «Italia Viva porta pochi voti ma ne toglie di più», la sentenza definitiva. Nessuna pretesa di leadership sull’alleanza, quella è ormai definitivamente tramontata, ma l’ambizione di essere un partner alla pari, «Elly deve capire che abbiamo gli stessi diritti». Insomma un nuovo modello sperimentato già in Liguria, con il brusco stop imposto ad Andrea Orlando. Se sarà lui il candidato, bisogna rispettare i tempi del M5S.

 

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