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Liguria, Toti tuona: “Contro di me un processo politico”. Il piano per tornare

Rita Cavallaro

«Come diceva Tortora, dov’eravamo rimasti?». Giovanni Toti, nella sua prima conferenza stampa dopo il ricatto giudiziario finito con le dimissioni da governatore della Liguria, rievoca la barbarie contro Enzo Tortora e incarna la battaglia politica del leader con il quale è cresciuto, Silvio Berlusconi. Ora più che mai l’obiettivo per Toti è quello lasciato in sospeso dall’ex premier più perseguitato d’Italia, messo fuori gioco dal partito delle toghe rosse. L’ex governatore, che ha dovuto barattare la sua libertà con l’incarico affidatogli dalle urne, ieri ha ribaditola sua estraneità alle contestazioni: «Non ho intascato un euro per me stesso o per la mia famiglia». Poi ha picchiato duro sui temi della giustizia, come il Cav dei tempi d'oro, quando auspicava la separazione delle carriere tra magistrati e giudici, in nome dei diritti che non possono essere sospesi con inchieste usate come clava contro l'avversario politico. È proprio questo che hanno fatto a Giovanni, tenuto ai domiciliari per 86 giorni con il pretesto del pericolo di reiterazione del reato legato alla funzione pubblica. Un'esigenza cautelare ravvisata per le Europee, per le Regionali del 2025 e persistente ad libitum finché il governatore non si fosse dimesso.

 

  

 

«Abbiamo deciso che era più logico ridare la parola ai liguri, di fronte a un’opposizione che descrive nove anni della Liguria migliore di tutti i tempi come una storia criminale», ha spiegato Toti. L’ex presidente chiarisce che «non ci siamo sottratti a un confronto con i magistrati. Come ha scritto il Riesame, non abbiamo ammesso che quello che abbiamo fatto era un reato, e me ne dispiaccio ma pur avendo capito di cosa mi accusano continuo a ritenere di non aver commesso un reato. Su questo non li posso accontentare. Sarà un tribunale a riconoscerlo». Passa in seguito al labile rapporto tra politica e magistratura, tradotto nell’eccesso di cui è stato vittima, quel sistema di accuse, tempistica, dinamica e carcerazione che l'hanno fatto fuori dalla guida della Liguria. Tre mesi in cui «ho provato un profondo senso di ingiustizia e un po’ di impotenza, anche quella di un sistema politico che si è fatto mettere molto in subordine dal sistema giudiziario». Non a caso «per la prima volta si è scritto che la possibilità di reiterare il reato dipendeva dalla funzione esercitata da un eletto dai cittadini. Su questo il Parlamento si deve interrogare».

 

 

E fa intendere che al confronto devono seguire azioni concrete: «Alla politica spetta un ragionamento più ampio: un politico può essere tenuto ad libitum ai domiciliari? C'è bisogno di un intervento sulla legge. I magistrati applicano la legge, è il Parlamento che deve intervenire per cambiarla». Un cambiamento al quale lo stesso Toti vuole partecipare in prima persona. Negli ambienti vicini all'ex governatore si mormora della convinzione di Toti di procedere speditamente con il giudizio immediato, in modo da dimostrare la propria estraneità alle indagini e arrivare senza macchia alle Politiche, per poter contribuire da Montecitorio alla battaglia per una riforma della giustizia radicale. Nel mentre lavorerà alle Regionali di novembre da dietro le quinte. «Ho dato tutto quello che potevo: certamente darò il mio sostegno. La Liguria è qualcosa a cui tengo più che a me stesso, ma ora i protagonisti saranno altri», ha dichiarato. Tra questi, nell'incontro di ieri con la sua lista a Genova, Toti avrebbe proposto come candidato governatore la sua fedelissima, Ilaria Cavo.