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Liguria, Toti dimissionario non fa più paura e torna uomo libero

Rita Cavallaro
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Giovanni Toti non è più un pericolo, ora che ha rimesso in palio la sua poltrona da governatore della Liguria. Il gip Paola Faggioni, che ha tenuto sotto scacco ai domiciliari l'ex presidente per ben 86 giorni fino alle dimissioni, ieri ha finalmente accolto la richiesta di revoca delle misure cautelari, presentata dall'avvocato Stefano Savi. E Toti è tornato un uomo libero perché, per il giudice, adesso è venuta meno l'unica esigenza cautelare attraverso la quale l'ex presidente ligure era tenuto ostaggio della magistratura, recluso nella sua casa di Ameglia dal 7 maggio scorso, ovvero il pericolo di reiterazione del reato in relazione all'inchiesta per corruzione della Procura genovese. «Sono grandemente scemati i motivi della custodia con la chiusura delle indagini e con le dimissioni», ha precisato il gip, che nel suo breve dispositivo non rinuncia però a sottolineare «l’estrema gravità delle condotte criminose» connesse alla funzione pubblica dell'indagato e il fatto che contro di lui «permangano i gravi indizi di colpevolezza». Il provvedimento è stato notificato a Toti dalla guardia di finanza intorno alle 12.30.

 

 

«Sono mancato per un po', e soprattutto mi siete mancati tanto. Grazie mille a tutti coloro che in questi 86 giorni tramite la famiglia, l'avvocato, e in ogni modo possibile, mi hanno fatto sentire il loro affetto e la loro vicinanza. È stato il maggior conforto in questi giorni bui», sono state le prime parole dell’ex governatore appena appresa la buona notizia. Dopo tre mesi di fango mediatico e ricatti giudiziari, l'ex governatore è uscito dalla sua villetta e ha incontrato i giornalisti. «Non voglio dire grandi cose, sono sceso perché avendo fatto per molti anni il vostro mestiere so che non è una giornata agevole per voi», ha detto, aggiungendo che «ovviamente siamo contenti della decisione che riequilibra alcune decisioni del passato francamente poco comprensibili dal nostro punto di vista». L'ex presidente ha sottolineato che «dal punto di vista del processo, come sapete, non ci siamo opposti e non ci opporremo in alcun modo ad un processo rapido e veloce, perché siamo convinti di poter spiegare tutto quello che c'è. Io credo che mai come adesso, mai come in questa occasione i problemi della giustizia e della politica si siano intersecati in questa vicenda e mi auguro che alla politica sia molto chiaro che quello che a Genova fa parte degli atti di accusa è in realtà qualcosa di poco comprensibile».

 

 

Nonostante la sua sorte sia ancora nelle mani della magistratura, Toti non ha risparmiato critiche sull'entrata a gamba tesa delle toghe nella vita democratica del Paese. «Ci sono atti legittimi e finanziamenti legittimi, eppure messi insieme connotano secondo la procura un comportamento criminoso. Questo è qualcosa che mette in discussione l'autonomia della politica - ha precisato - sia nei suoi finanziamenti che nella sua capacità di incidere sulla realtà e quindi sarà qualcosa che dovrà far discutere le aule della giustizia, ma anche le aule della politica. Poi avremo modo in una situazione più agevole di questa di approfondire tutti i temi nelle sedi opportune». Alla domanda su come abbia vissuto quasi tre mesi agli arresti domiciliari, Toti ha cercato di sdrammatizzare: «Non era lo "Spielberg" (la celebre fortezza, ndr), non è stato piacevole sentirsi privati del tempo e della libertà soprattutto se si pensa di non aver fatto nulla di male». Il suo difensore Savi ha precisato che ora il suo assistito «non ha alcun vincolo. Riprenderà la sua vita da uomo libero e come tale potrà far tutto quello che fa un libero cittadino, anche politica».

 

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