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Sicurezza, stop alla cannabis light. E sulle divise degli agenti arrivano le bodycam

Pietro De Leo
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Procede alla Camera, nelle Commissioni riunite affari Costituzionali e Giustizia, il vaglio del DDL sicurezza, che dopo una seduta notturna fiume, tra mercoledì e giovedì ha visto l’arrivo di alcune novità su cui si è concentrato il dibattito politico. La prima è l’approvazione di un emendamento presentato dal leghista Igor Iezzi sulla dotazione di bodycam per le forze di polizia. Lo strumento non sarà obbligatorio, ma costituisce un passo avanti per la garanzia di piena trasparenza nell’operato degli operatori di sicurezza. Per anni, sul tema, si sono confrontate due scuole di pensiero. Quella delle bodycam, appunto, propria del centrodestra, e quella dei numeri identificativi sulle divise, sostenuti dal centrosinistra. Quest’ultima soluzione, però, non consente di ricostruire esattamente cosa accade durante gli interventi, garanzia invece offerta dalle microcamere. L’innovazione normativa viene positivamente accolta dal Sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, esponente della Lega, che parla di «straordinario risultato di portata storica a beneficio degli operatori di sicurezza del nostro Paese». E aggiunge: «le videocamere, per chi esercita attività di ordine pubblico, controllo del territorio, vigilanza e luoghi sensibili, a bordo treno e in ambito ferroviario, sono uno strumento di trasparenza, tutela, protezione e deterrenza indispensabile e utile per una efficace ed efficiente operatività dei nostri servitori dello Stato». Plauso arriva anche dal mondo dei sindacati di polizia. Domenico Pianese, numero uno del Coisp, spiega: «Le bodycam non solo contribuiranno a garantire maggiore sicurezza agli agenti durante i servizi di ordine pubblico, ma offriranno anche una tutela fondamentale per i cittadini poiché verrà rafforzata la trasparenza e il rispetto dei diritti in ogni interazione».

 

 

C’è stato poi un altro emendamento a orientare sul dibattito. Stavolta la modifica è stata proposta dal governo e riguarda il divieto della coltivazione e della vendita della Cannabis a basso contenuto di thc, equiparando di fatto la “cannabis light” a quella con thc dello 0,2% o superiore. L’emendamento ha come scopo «evitare che l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, attraverso alterazioni del stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che mettano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale». Questo emendamento, però, va a impattare sul comparto che, dalla coltivazione al commercio, vede una filiera strutturata. Le cui varie componenti protestano. «Il governo sta chiaramente puntando a chiudere un settore produttivo con un alto potenziale economico e occupazionale», protesta l’ICI (Imprenditori canapa italia). Luigi Scordamaglia, di Filiera Italia, denuncia che sono a rischio «migliaia di posti di lavoro e il futuro di centinaia di imprese», evidenziando «un danno enorme per gli imprenditori di un intero settore produttivo che hanno investito in questa coltivazione». Sempre sul tema, è stato ritirato un emendamento della Lega che mirava al ritiro dell’utilizzo dell’immagine della cannabis per ragioni pubblicitarie.

 

 

Nel frattempo, c’è accordo sui tempi d’approvazione. Dopo le tensioni tra maggioranza e opposizione per via della seduta fiume dell’altra notte, il provvedimento arriverà in Aula a settembre, dopo che entro la settimana prossima sarà concluso l’esame in Commissione.

 

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