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Liguria, il tintinnio di manette riapre il cantiere del Centro. Fermento in Azione

Dario Martini
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Il tintinnio di manette che risuona ancora forte in Liguria riapre il cantiere del Centro. Quelle forze politiche che non si riconoscono nella deriva iper giustizialista lanciano l’appello al voto moderato. Un richiamo rivolto a chi non può accettare quanto accaduto negli ultimi due mesi e mezzo, culminati nella piazza di Genova con Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli uniti nel chiedere le dimissioni, poi ottenute, di Giovanni Toti. Un presidente di Regione costretto a fare un passo indietro solo perché indagato, non essendo nemmeno rinviato a giudizio. Anche perché, come hanno spiegato chiaramente più volte i giudici che lo hanno tenuto ai domiciliari, quella era l’unica possibilità per nutrire la speranza di tornare in libertà. Alle dure critiche lanciate proprio su Il Tempo da Enrico Costa, il deputato di Azione dimessosi recentemente dal ruolo di vicesegretario del suo partito, è seguita la replica- pubblicata ieri - di Matteo Renzi, il quale non accetta le accuse di chi gli imputa di essere saltato sul carrozzone giustizialista della sinistra. Per il leader di Italia Viva i giustizialisti stanno in entrambi gli schieramenti e, assicura, il suo ruolo sarà proprio quello di «mitigare» la voglia di manette del campo largo.

 

 

 

La sua rinuncia definitiva al Terzo Polo («l’Italia ama il bipolarismo») di fatto è una scelta di campo, quello di Elly, anche se diverse anime del suo partito, capeggiate da Luigi Marattin, non condividono questa posizione. Anche Calenda, che ancora non si è espresso, pare tentato di allearsi con Schlein e compagni nelle regioni dove si andrà al voto presumibilmente il 27 ottobre. Insieme alla Liguria, infatti, le elezioni si terranno in Emilia Romagna e Umbria. Non è un mistero che oltre a Costa, anche altri esponenti di Azione non sono disposti a seguire la piazza giustizialista. Politici come Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. L’ex ministra per gli Affari regionali proprio pochi giorni fa ha definito l’addio forzato di Toti un fatto «indegno per una democrazia», causato da un «aut aut inaccettabile da parte dei magistrati». Eppure, proprio i magistrati continuano a fare quadrato, smentendo questa ricostruzione. Per il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ospite ieri mattina a Radio 1, «c’è un clima avvelenato in cui sento parlare di magistratura che ricatta». E ha aggiunto: «Sono sorpreso dall’uso disinvolto di termini gravi: la magistratura che ricatta un esponente politico? Non è così, è una lettura fortemente fuorviante che avvelena il dibattito pubblico». E se il centrosinistra, al contrario, cavalca la piazza manettara, proponendo l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando come governatore per la Liguria, il segretario di Forza Italia Antonio Tajani spiega che questo «lascia spazio ai moderati anche di centrosinistra a cui vogliamo offrire una alternativa».

 

 

 

Vale a dire un civico che possa piacere anche agli elettori «progressisti», non allineati con la candidatura dell’ex Guardasigilli. «Faremo liste competitive- spiega il vicepremier - stiamo lavorando anche con le civiche per vedere cosa fare. Sul candidato presidente stiamo esaminando, stiamo parlando con molte persone, vediamo quale sarà il candidato vincente». Tajani lo ha sempre ripetuto, «noi vogliamo essere il centro che sta tra Meloni e Schlein». Ovviamente, tenendo Forza Italia ben salda nella coalizione di centrodestra. «Sulla vicenda Toti ribadisce Tajani - esprimo tutte le mie più grandi perplessità. Se venisse assolto dopo un risultato elettorale a favore del centrosinistra, chi si assumerebbe la responsabilità di aver favorito elezioni falsate dall’aver sbattuto il mostro in prima pagina? Abbiamo assistito a un aut aut inquietante: o ti dimetti o resti ai domiciliari. Non è da Stato di diritto. Si condiziona il voto. Mi auguro che gli elettori liguri capiscano e reagiscano. È un vulnus alla democrazia. I magistrati si devono porre anche questo problema dice ancora - il problema di un’inchiesta che non è conclusa e che interferisce con il libero voto dei cittadini. Nessuna difesa d’ufficio di Toti. Non siamo in giunta, lui ha lasciato anche in malo modo Forza Italia». Quanto allo spostamento verso sinistra di Matteo Renzi, commenta: «C’è grande movimento. Siamo pronti ad accogliere non coloro che cercano poltrone, ma tutti coloro che vogliono partecipare alla costruzione di una grande forza del popolarismo europeo per arrivare al 20% alle prossime elezioni politiche».

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