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Orlando frena su Renzi, Bettini torna in campo. Schlein è poco di sinistra

Mira Brunello
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Prima i complimenti, tanti, per rispettare una prassi che viene da lontano. Dai comitati centrali del Pci, quando i giornalisti sapevano che bisognava aspettare gli ultimi cinque minuti per cogliere il senso degli interventi. E quindi per carità «Elly è stata brava», e via con gli applausi di circostanza. Ci mancherebbe, «dobbiamo sostenerla in tutti i modi», e qui le facce in platea sono diventate serie. In attesa dell’affondo che puntualmente è arrivato: «Oggi - tuttavia - avverto l’esigenza di un'area di pensiero di una sinistra interna al Pd. Larga. Popolare. Innovativa e con solide radici. Intrecciata alle domande che giungono dal mondo cattolico e cristiano. La costruzione dell'alternativa è possibile». Il verbo è quello di Goffredo Bettini, padre nobile del Pd, che ieri ha convocato a Fiano Romano un incontro che già dal titolo prometteva sussulti per il Nazareno dei "ragazzi": «La sinistra e il governo. Riflessioni per l’alternativa». Così come il parterre di amici che il "cardinale" rosso ha voluto con lui: Claudio Mancini, Matteo Ricci, Roberto Morassut e Andrea Orlando. In pratica la nuova corrente dem che si è misurata alle elezioni europee, con il primo obiettivo di ridurre l’influenza nel Lazio dell’ex governatore Nicola Zingaretti.

 

 

Un obiettivo riuscito perché l’attuale capo delegazione dem a Bruxelles non si è particolarmente distinto nella raccolta di preferenze. Soprattutto grazie a Claudio Mancini (longa manus del sindaco della Capitale Roberto Gualtieri) ed alla corsa dell’ex sindaco di Pesaro che ha beneficiato del sostegno in tutta la Circoscrizione centro. Ma se il primo messaggio era rivolto all’ex amico Zingaretti, il secondo è tutto per Elly. Non potrai fare a meno di noi, le dice Goffredo Bettini da Fiano Romano, siamo noi la sinistra, ci riprendiamo il diritto di parola su tutto, dalla macchina del partito alle alleanze. Ed a proposito di queste ultime, il padre nobile mette i puntini sulle i: «Da anni sostengo la necessità di un forte e variegato soggetto liberale. Con nuovi protagonisti. C’è stata la disponibilità di Renzi. Sala ha detto parole importantissime. Ho parlato più volte delle capacità di Rutelli. Che sia ambizioso questo progetto! Altrimenti il rischio è di mettere al centro di nuovo le persone singole e solo la manovra tattica». Un modo per rilanciare i dubbi sulle offerte di Italia Viva, che evidentemente, per Bettini, sono viziate da «persone singole». Riferimento scontato all’attivismo di Matteo Renzi negli ultimi giorni. Ed una frecciata all’ex Presidente del Consiglio è arrivata anche dal candidato in pectore del campo largo in Liguria, Andrea Orlando. Che intanto torna sulla battuta che l’ex sindaco di Firenze gli dedicò prima della partita del cuore: «Orlando candidato in Liguria? È la volta che Toti vince dai domiciliari».

 

 

«Nel caso Liguria Renzi ha espresso un giudizio non proprio lusinghiero sull’eventualità di una mia candidatura. Su questo dunque è necessario fare un approfondimento ove mai ci fosse in campo», puntualizza ora l’ex ministro. Per poi continuare: «Non si può fare o disfare una coalizione sulla base di una intervista. Io penso che noi dobbiamo metter in fila due cose: una volontà chiara di rompere con un sistema che si era creato in Liguria e che metteva in discussione la dinamica democratica e che in qualche modo ha visto in Toti e Bucci i protagonisti». Ed è proprio questo per la sinistra dem il punto in cui far saltare la voglia di alleanza di Italia Viva, che a Genova è in maggioranza con il primo cittadino. Dubbi che diventano certezze per Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli che non ne vogliono sapere di fare spazio all’ingombrante alleato. Altra cosa certo sarebbe se decidesse di tornare in campo Francesco Rutelli, per riformare una sorta di Margherita, sussurra Goffredo Bettini da Fiano Romano. Applausi ma non carezze per Elly.

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