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M5S, così Conte punta a mettere all'angolo Grillo partendo dalla rivoluzione del voto online

Edoardo Sirignano
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Si chiude l’era dell’hotel Forum, delle riunioni romane a porte chiuse. Giuseppe Conte, attraverso la missiva, in cui chiude alle indicazioni preventive di Beppe Grillo, nei fatti, mette fine al Movimento in cui c’era il «santone» che predicava dall’alto e il popolo a subirne le decisioni. Caratteristica della prossima Assemblea Costituente, come spiegato dall’ex premier, sarà proprio la «democrazia partecipativa». Questa si svolgerà attraverso l’ausilio di un’agenzia, organo indipendente specializzato nella gestione dei processi decisionali collegiali. Non ci sarà più, se non in veste di «osservatore, lo stato maggiore del Movimento». Una svolta che, dunque, esclude quel cerchio magico, che fino a oggi ha gestito ogni cosa a queste latitudini, tra l’altro a caro prezzo. Una sfida, quindi, al fondatore che non se ne sta e dichiara guerra contro chi, con la scusa del massimo coinvolgimento, intende prima escluderlo e poi tagliargli lo stipendio. Il comico parla addirittura di «crisi d’identità», di confusione tra le stelle, di mancata chiarezza. L’auspicio è che quella base, da mesi in rivolta, al grido di battaglia possa tagliare la spina al capo accentratore.

 

 

Detto ciò, quel furbone di Giuseppì, rivelano fonti interne, ha un asso nella manica e si chiama doppio mandato. Tra i fedeli di Beppe, infatti, ci sono soprattutto ex parlamentari, ovvero soggetti che possono tornare a essere della partita solo se sarà superato quel caposaldo, fino a questo momento intoccabile. Ragione per cui Grillo si troverà di fronte a un bivio: tenere unito il gruppo di "ribelli", che comprende big del calibro di Virginia Raggi, Roberto Fico, Chiara Appendino e Alfonso Bonafede, oppure difende a tutti i costi valori originari, per cui viene considerato credibile e autorevole. Nel caso in cui si dichiarasse disponibile a superare questo paletto, Conte, infatti, non solo potrebbe recuperare quegli ex che quotidianamente gli mettono i bastoni tra le ruote, ma soprattutto sarebbe certo di aver al suo fianco quei suoi parlamentari al secondo mandato, vedi il Patuanelli di turno, che non avrebbero alcuna difficoltà a farsi accogliere tra i corridoi del Nazareno, qualora il Movimento non gli garantisse la poltrona. Gli unici a essere schierati, senza se e senza ma con l’ex premier, sono solo i deputati e i senatori eletti nel 2022, alla coda del vertice per cercare di tenersi stretta la casella.

 

 

In questo caso, comunque, pesano e non poco i risultati delle ultime elezioni continentali. I dati delle europee, l’incubo di poter andare ancora sotto il 10%, spaventa e non poco chi ha come unico pensiero la riconferma. C’è, poi, il nodo delle alleanze. Non tutti, infatti, sono disponibili ad andare dietro a quel Pd, che ormai guida la coalizione. Questa, per gli esperti, potrebbe essere l’unica arma che è in grado di consentire al ligure di tenere le compatte file del vecchio blocco, che si sente ancora legato quella forza alternativa, che si sarebbe dovuta tenere lontana dai soggetti politici tradizionali e non certamente essere assorbita come la peggiore corrente.

 

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