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Toti scaricato dai giustizialisti bipartisan. La lettera di Renzi a Il Tempo

Il leader di Italia Viva risponde a chi lo attacca per aver scelto di far parte della coalizione manettara con Schlein & Co. «Eccesso in entrambi gli schieramenti, noi lo mitighiamo». E «l'Italia ama il bipolarismo, io ho scelto il centrosinistra»

Matteo Renzi
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Caro Direttore, ieri il Suo giornale ha pubblicato una intervista al mio amico Enrico Costa dal titolo «Hanno la bava alla bocca e Renzi è disposto a digerire posizioni opposte alle sue». Ho stima di Enrico Costa al punto da averlo voluto nel mio Governo come viceministro alla giustizia prima e come Ministro agli Affari regionali poi. Proprio per questo, avverto il dovere di rispondere a queste espressioni così sgraziate e ingiuste.

Non so chi abbia la bava alla bocca e non mi interessa. So che sul tema giustizia non sono disponibile a digerire posizioni opposte alle mie. Ma so che nel centrosinistra come nel centrodestra ci sono molti giustizialisti. Ci sono a sinistra, certo. E Italia Viva non ha partecipato alla manifestazione di Genova per chiedere le dimissioni di Toti. Sfugge al mio amico Costa – ancora vicesegretario di Azione – che in piazza c’era un consigliere regionale di Azione, che in piazza c’era la candidata di Azione al Parlamento Europeo ma in piazza, in quella piazza, Italia Viva non c’era.

Perché? Perché ho sempre detto che noi non avremmo fatto una campagna giustizialista contro Toti. E non l’abbiamo fatta.

 

Caro Direttore, quando Lella Paita è stata silurata dalla sinistra radicale e poi sconfitta dalla destra nelle Regionali 2015 nessuno ricorda che fu proprio il centrodestra a giocare contro Lella la carta giustizialista. Avremmo potuto rendere alla destra pan per focaccia (ligure). Ma non l’abbiamo fatto. E proprio ricordando quella pagina di inciviltà giuridica e politica noi non ci siamo uniti al coro giudiziario contro Toti. Siamo stati all’opposizione di Toti e saremo parte della coalizione di centrosinistra ma senza mai usare un linguaggio barbaro e manettaro.

Una volta che abbiamo detto che a sinistra ci sono giustizialisti, che si fa? Si chiude gli occhi e si finge di non vedere che ve ne sono anche a destra? 

Non fraintenda, direttore, qui non si può dire: mal comune mezzo gaudio. Ma sappia che io non accetto la doppia morale.

Il mio amico Costa è così gentile da ricordare la mia vicenda personale. Ho subito perquisizioni illegittime, intercettazioni abusive, pubblicazioni illegali. La mia famiglia è stata massacrata, la mia vita messa a soqquadro, i miei affetti violati nella sfera più intima. Eppure ho resistito e non ho mai mollato, grazie anche all’affetto dei miei cari.

 

In tanti mi volevano fuori dalla politica: ma ho resistito e resisto perché non voglio dare ai giustizialisti la soddisfazione di avermi cacciato. Se Giovanni Toti ha scelto di mollare avrà avuto le sue ragioni personali, che rispetto. Perché dopo tre mesi di privazione della libertà capisco che non deve essere facile continuare a lottare.
Ma non capisco perché la sua maggioranza non l’abbia sostenuto fino in fondo. Non sarà che anche a destra qualcuno ha volentieri approfittato della vicenda giudiziaria?

 La dico in modo chiaro: non prenderò mai lezioni di garantismo da questa destra. È la destra di Giorgia Meloni che faceva i video contro mio cognato indagato in pompa magna e assolto nel silenzio di quasi tutti i media (Il Tempo è stato una lodevole eccezione, grazie). È la destra della Lega nata col cappio in Parlamento e poi scopertasi garantista con i padani, giustizialista con gli avversari. È la destra che mi massacrava su Open, sulle banche, sulle conferenze all’estero: tutte questioni da cui siamo usciti archiviati o assolti. E non abbiamo ancora sentito la magica parolina: scusa.

È la destra garantista con Delmastro e giustizialista con gli avversari. Esattamente come la sinistra radicale è garantista con i propri indagati e giustizialista con gli avversari.

Non posso dimenticare, del resto, che quando il leader di Costa, Carlo Calenda, decise di chiudere l’esperienza del terzo polo affidò un post a Facebook con scritto che lui – a differenza mia – non aveva mai ricevuto avvisi di garanzia. E allora dico al mio amico Enrico che lezioni di garantismo servono sempre, in questo sgangherato mondo politico, ma se proprio egli vuole fare il professore che inizi a richiamare in classe i suoi consiglieri regionali, i suoi candidati e il suo segretario. Quando Costa avrà spiegato il garantismo ai suoi volentieri gli diremo grazie per il suo encomiabile servizio. Ma non si usi il garantismo per contestare la nostra scelta di campo per il centrosinistra.

 

Sia la sinistra che la destra hanno un eccesso di giustizialismo che proveremo a mitigare. Il fatto di aver scelto di stare ovunque con il centrosinistra nasce da un dato di fatto. Le Europee hanno dimostrato che il Terzo Polo è irrilevante. E se lo è in una competizione con il proporzionale, immaginatevi cosa potrà accadere in uno scontro a due col maggioritario.

A me dispiace molto: ho preso più di duecentomila preferenze personali. Avrei voluto rappresentarle a Bruxelles. Ma l’Italia ama il bipolarismo più di quanto lo amiamo noi.

E allora è il tempo della chiarezza. Dunque o si sta con il centrodestra o con il centrosinistra. Noi di Italia Viva abbiamo scelto di stare con il centrosinistra, in modo trasparente e intellettualmente onesto. Porteremo i nostri valori e ci confronteremo sul piano programmatico.

Saremo civili, senza mai cedere alla cultura dell’odio e dell’insulto. Spero che i garantisti di destra siano in grado di uscire dalla logica della doppia morale e provino a farsi sentire nel loro campo. Poi che vinca il migliore. Senza bava alla bocca, mai.

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