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Orlando ufficializza la candidatura in Liguria ma prima va a "lezione" dai cinesi
Orlando ufficializza la sua candidatura per il dopo Toti, ma prima va a lezione dagli amici cinesi. Non c’è, d’altronde, maestro migliore quando si parla di «cose rosse» del Partito Comunista di Pechino. Questo soggetto politico, da quando è finita l’Urss, in termini di gestione del potere, ne ha da insegnare a chiunque, figuriamoci al campo largo italiano. Ecco perché l’ex Guardasigilli, prima di congedarsi dalle stanze romane per iniziare una nuova carriera da governatore, sceglie di recarsi alla migliore scuola dei compagni, quella dove impari a gestire gli alleati più difficili per ricevere una vera e propria benedizione politica. Avrebbe, pertanto, sfruttato quello che è il classico viaggio istituzionale organizzato dalla Camera dei Deputati, per incontrare gli eredi di quelli che vengono definiti i «saggi della Grande Muraglia».
Tra un convegno e l’altro, tra mercoledì e giovedì, infatti, avrebbe raccolto preziosi appunti da utilizzare al suo ritorno nello stivale. L’importante è non pubblicizzare la missione, precedente a quella della premier Meloni, per evitare commenti inopportuni. In tal senso l’operazione dell’ex ministro è riuscita alla perfezione: nessuno poteva mai pensare che la conferma a scendere in campo nella sua Liguria potesse partire dalla lontana Cina. A far saltare i piani, però, sono i vanitosi colleghi progressisti, che a differenza del nostro, non hanno alcuna ragione per rinunciare a qualche istante di visibilità. La prima a pubblicare su Instagram uno scatto della visita a Shangai è Naike Gruppioni, deputata di Italia Viva.
«A Pechino – scrive su Instagram – con il ministro Liu Jianchao, direttore del Dipartimento di Collegamento Internazionale del Comitato Centrale del Pcc e gli altri membri della delegazione del Parlamento Italiano dell’associazione “Amici della Cina” di cui faccio parte (tra cui, guarda caso, c’è un tale Orlando)». La stessa parlamentare, infatti, rivela come il più importante soggetto politico di Pechino sia disposto a lavorare con i partiti italiani «per rafforzare il dialogo e la comunicazione, aumentare la fiducia politica reciproca».
Sulla stessa linea d’onda, il post dell’esponente del Partito Democratico Vinicio Peluffo, che, però, forse su consiglio di qualche veterano collega, preferisce soffermarsi solo sui contenuti economici del viaggio e poco su quelli di altra natura. Una cosa è certa, il compagno Orlando non poteva permettere che nella terra del Sol Levante, ci andasse qualcun altro di prima di lui, anche se per un bilaterale che non ha nulla a che vedere con colori e posizioni ideologiche.