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Liguria, il Pd sventola il cappio e punta su Orlando. Schlein allontana un avversario

Dario Martini
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In questo caso non difettano certo di coerenza. Dopo aver fatto tintillare le manette in piazza (metaforicamente, si intende) adesso vogliono fare lo stesso nell’urna. Un piano che si divide in due fasi. Per prima cosa, Schlein, Conte e la coppia Fratoianni-Bonelli, in asse con giudici di Genova, sono riusciti a far dimettere Giovanni Toti da governatore. Ora sono pronti a prendersi la Liguria facendo scendere in campo l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. Proprio lui. Lo stesso Orlando che solo tre giorni dopo l’arresto del presidente della Regione - avvenuto ormai 82 giorni fa - tuonava: «Il quadro è desolante, persino disgustoso, ma non sorprendente. Non si tratta tanto di capire chi va in galera ma come si ripristina un quadro dopo l’esproprio della democrazia che c’è stato». Una condanna preventiva, emessa a caldo, sulla scorta dei primi stralci di intercettazioni usciti sui giornali. Occorre ricordare - anche se non ce ne dovrebbe essere bisogno - che il "Toticidio" si è consumato nei confronti di una persona nemmeno rinviata a giudizio. La sua colpa?
Non riconoscere le sue presunte colpe.

 

 

 

Eppure, al campo extralarge del centrosinistra poco importa. C’è ancora da capire come farà Matteo Renzi a chiudere un’occhio di fronte ad alleati così iper-giustizialisti, proprio lui che del garantismo ha fatto sempre un cavallo di battaglia. Perché è proprio dalle elezioni in Liguria, che si dovrebbero tenere il 27 ottobre insieme a quelle in Emilia Romagna e Umbria - che andrà in scena la grande ammucchiata, Italia Viva inclusa. E c’è già chi si chiede come riuscirà ad ingoiare il rospo Raffaella Paita, anche lei di La Spezia, come Orlando. Non è un mistero che tra i due non abbia mai corso buon sangue. A inizio gennaio, quando Toti era ancora saldo in sella, Paita commentava così un’intervista dell’ex ministro: «Quello di Orlando è solo un bluff, alla fine non si candiderà. Le parole di Orlando sono come i film di Vanzina, un grande classico natalizio. Non ha detto una parola sulle questioni che riguardano la Liguria».

 

 

 

L’ex Guardasigilli, intanto, non ha ancora sciolto la riserva. Prima- si sussurra al Nazareno - vuole avere qualche "garanzia" di una vittoria. Ma sono già settimane che si sta muovendo. Ha contattato i componenti e i collaboratori più stretti della sua corrente per preparare le prossime mosse. Elly Schlein sarebbe tra i suoi primi sostenitori. Il motivo? Perché in questo modo avrebbe una spina nel fianco in meno al Nazareno e l’opportunità di riprendersi quella "sinistra-sinistra" del partito che non l’ha mai accettata del tutto nonostante non sia certo una segretaria poco radicale. In questo schema, un ruolo di primo piano dovrebbe averlo Ferruccio Sansa. Ex giornalista del Fatto Quotidiano, attuale consigliere regionale dal momento che fu lui, nel 2020, a sfidare Toti. Perdendo, ovviamente. Quando il governatore si è dimesso, Sansa ha esultato: «È finito il totismo, abbiamo vinto». Una vittoria della procura supportata dalla piazza manettara. Quella che piace tanto al centrosinistra allargato.

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