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Dimissioni Toti, Paragone all'assalto: ora basta, i magistrati che sbagliano devono pagare

Gianluigi Paragone
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Volevano le dimissioni di Giovanni Toti dalla presidenza della regione Liguria e i magistrati inquirenti che lo hanno costretto agli arresti domiciliari le hanno ottenute. Nel nome del diritto, della giustizia, dell’autonomia della magistratura dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e bla bla bla. Tutto perfetto. Lo hanno ottenuto. Ora però io penso che i cittadini debbano pretendere e ottenere una volta per sempre che i magistrati che sbagliano e trattano la vita delle persone come se fosse un “bene” a loro disposizione (nel senso delle indagini, sia chiaro), debbano pagare per avere rovinato ingiustamente la vita altrui.

 

Pagare significa risarcire la vittima e lo Stato per i soldi fatti spendere in modo arbitrario. I cittadini lo devono ottenere in nome non solo del buon senso ma anche della democrazia, altrimenti il gioco democratico si sbilancia a favore di chi sa che ti può sbattere in galera e fintanto che non ti metti sulla scia delle loro volontà non torni in libertà. In Italia la malagiustizia non è più un incidente di percorso (basta citare Enzo Tortora come unico esempio: ce ne sono a bizzeffe di casi simili) ma è un disservizio frequente, un “inciampo” che costa carissimo alle vittime. Non so cosa succederà a Giovanni Toti e l’idea che mi sono fatto (non ha commesso reato, ma errori politici e pure di comportamento che tuttavia non infrangono le leggi e soprattutto non meritano 80 giorni di arresti domiciliari) non conta un tubo: quel che conta sarà la sentenza definitiva.

 

Se sarà colpevole in via definitiva è giusto che da quel momento in avanti paghi; ma se non sarà colpevole ci ritroveremo un altro caso di ingiusta detenzione, vita rovinata e soprattutto bilancio personale prosciugato per difendersi. Dicevo che i magistrati “guardavano” alle sue dimissioni (condizione per cui non ci sarà la reiterazione del reato) e alla fine hanno vinto loro. Ora però è giusto che gli italiani sappiano cosa significhi entrare nell’inferno di una giustizia dove il magistrato che sbaglia non paga. Qualcuno pensa che la questione riguardi solo la politica e i politici? No, i dati ufficiali ci dicono che la questione dell’ingiusta detenzione riguarda soprattutto la gente comune, che si ritrova in galera con le peggiori accuse per intercettazioni capite male o per una soffiata storta: non c’è niente di peggio di un magistrato che prende una cantonata e, non vedendola, cerca la confessione della vittima privandola della libertà.

 

Se ci siamo scandalizzati dei ceppi della Salis, forse sarebbe il caso di far raccontare alle vittime cosa accade nelle carceri italiane. Ma chi lo fa? Il racconto dei magistrati antimafia in tv passa sempre. Il racconto delle vittime di magistrati quasi mai. Io penso che servizio pubblico sia avere il coraggio di saper raccontare queste storie sempre. Ma sulla Rai ormai ho steso da tempo un velo pietoso. Su questa poi... 

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