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Liguria, Toti pronto alle dimissioni. Ma così vincono i pm, prima ancora del processo

Rita Cavallaro
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La battaglia di civiltà di Giovanni Toti finisce oggi. Due mesi e mezzo di prigionia politica inflitta dal partito delle toghe hanno fiaccato lo spirito del governatore della Liguria, che in giornata potrebbe rassegnare le dimissioni, l’unica via per tornare libero e sperare nell’ottenimento del giudizio immediato. Perché se da una parte il ricatto dei giudici ai domiciliari a oltranza finché Toti non avesse lasciato la guida della Regione è diventato ormai il percorso obbligato per il ripristino delle garanzie costituzionali negate al presidente, dipinto come un corrotto sulla base di due chiacchiere in barca, dall’altra parte resta l’inamovibilità del governatore a non sottostare all'assurdo diktat di dichiararsi colpevole, messo nero su bianco dai giudici che hanno negato la revoca dei domiciliari sulla base del fatto che Toti continua a proclamarsi innocente. La sua innocenza, sostiene il presidente, non è in discussione e, per questo, è arrivato alla consapevolezza che l'unico modo per dimostrare la sua estraneità a un sistema di scambio di favori e finanziamenti elettorali è di andare subito al processo, dove non bastano le intercettazioni degli amici e le illazioni della sinistra, ma vanno portate le prove.

 

 

Toti si arrenderà al colpo di coda della magistratura e rimetterà la poltrona al giudizio delle urne per puntare al suo giudizio immediato, il procedimento speciale che consente all’imputato di saltare tutta la fase dell’udienza preliminare, passando di fatto dalle indagini, ormai alle battute finali dopo quattro anni dall'apertura del fascicolo, alla fase dibattimentale, ovvero il processo vero e proprio. Le dimissioni, infatti, consentiranno al presidente di chiedere subito la revoca degli arresti domiciliari che, se dovesse essere accettata nei prossimi giorni, permetterà all'avvocato Stefano Savi di avanzare la richiesta del giudizio immediato, prima che sia la Procura di Genova a presentare l’istanza al giudice. Per legge, infatti, la richiesta dell'accusa deve avvenire a misura cautelare in atto, per cui, venendo meno i domiciliari, i pm genovesi avrebbero le armi spuntate. Una volta sciolto il nodo dimissioni, che farebbero cadere uno degli impianti su cui si basano i domiciliari, cioè quello del ruolo amministrativo pubblico, arriveranno dalla difesa nuove istanze di revoca su entrambe le ordinanze del gip Paola Faggioni. «Stiamo facendo una riflessione anche su come gestire l'ipotesi di dimissioni, da questo punto di vista la settimana prossima sarà probabilmente abbastanza cruciale», ha detto il difensore Savi. Valutazioni giuridiche che Toti ha studiato nei dettagli, considerando anche i tempi delle sue mosse, in modo che non si riflettano sul buon andamento dei lavori della Regione.

 

 

Non è un caso che il governatore abbia atteso l'approvazione dell’assestamento di bilancio della Liguria, passato ieri in Consiglio regionale con 17 voti a favore espressi dalla maggioranza e 12 contrari. Intanto il gruppo politico del governatore in Regione, per una questione tecnica, ha cambiato nome da «Cambiamo con Toti presidente» a «Lista Toti Liguria», perché il movimento fondato da Toti nel 2019 e confluito in Italia al Centro nel 2022 non esiste più. Sempre oggi, infine, sarà inaugurata la Via dell'Amore, un progetto molto caro a Toti, che in qualità di commissario di Governo per la lotta al dissesto, lo scorso anno, ha avviato un grande e complesso cantiere di interventi realizzati per la messa in sicurezza e il ripristino del sentiero, lungo circa 900 metri. Una delle perle delle Cinque Terre, alla cui cerimonia d'inaugurazione, questo pomeriggio, sarà presente il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, l’assessore alle Infrastrutture e commissario dell'opera, Giacomo Giampedrone, oltre al presidente del Parco delle Cinque Terre, Donatella Bianchi, e ad altri rappresentanti delle istituzioni.

 

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