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Renzi e i fedelissimi di Schlein contro. Letta, i bersaniani, Prodi: la congiura del Nazareno

Edoardo Sirignano
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FratElly coltelli. L’abbraccio con Renzi, avvenuto sotto i riflettori dello stadio Gran Sasso a L’Aquila, potrebbe rivelarsi mortale per Schlein. Se il nuovo flirt, resuscita il giglio morto, che ritrova i vecchi generali della Leopolda, vedi Guerini, penalizza e non poco la prima inquilina del Nazareno.

LO STRANO ASSE

Il primo effetto della ritrovata intesa con Italia Viva è il ritorno sulla scena dell’ex segretario Letta. Enrico non ha mai dimenticato quello «stai sereno», che da un giorno all’altro, lo buttò fuori da Palazzo Chigi. Ecco perché il docente abbandona i salotti dell’intellighenzia francese e sentendo il profumo di vendetta, torna nei palazzi capitolini. Per battere chi ha vinto le primarie, però, occorrono alleati forti e apprezzati trasversalmente. Ragione per cui l’ex segretario ha una sola opzione: bussare alla porta di Prodi, il padre dell’Ulivo. Qualsiasi campo largo, in Italia, non ha ragione di esistere, se non riceve la benedizione di chi lo ha creato. Schlein, come dimostrano gli attacchi, ricevuti allavigilia delle europee, sembra non essere mai finita nelle grazie di Romano. Anzi, l’ex presidente della Commissione, vorrebbe tagliare quanto prima la spina a chi non gli ha mai chiesto consigli. Questa la strada che porta allo scatto di Portonovo di Ancona, dove appaiono i due ex premier su una bizzarra macchina elettrica. Più di qualcuno considera quel gesto un ammonimento: «preparatevi, abbiamo il serbatoio pieno e puntiamo dritto a Sant’Andrea delle Fratte».

 

 

L’IRA DI PIERLUIGI

La seconda grande conseguenza della virata verso la Leopolda è l’ira del primo sponsor di Elly. Bersani, che fino a ieri l’ha coccolata come una figlia, elogiandola dal Manzanarre al Reno, non può certamente esultare di fronte al matrimonio con quel Matteo, che lo ha battuto alle primarie, mettendolo ai margini, tanto da indurlo a creare un partito pro tempore. L’ex ministro dell’Economia sognava con Schlein una nuova Enrico Letta L’ex segretario del Pd non dimenticherà mai quello «stai sereno» che lo fece trovare fuori da Palazzo Chigi Romano Prodi Il padre dell’Ulivo non ha mai digerito nè Matteo, nè Elly. Le ultime critiche erano arrivate prima delle europee Pierluigi Bersani La Leopolda la sogna anche la notte. Pur di non sottostare a Matteo, ha fondato addirittura un suo partito cosa rossa. Diversi, d’altronde, i compagni che non vedono di buon occhio l’intesa con i centristi di Iv. Basti pensare a Gianni Cuperlo o al ministro Speranza, il cui futuro politico era tutto appeso al patto di ferro, voluto da Bettini, con Conte e non certamente a un feeling con quel fiorentino, che durante la pandemia, lo ha criticato a giorni alterni. I 5 filo Stelle, pur di battere Giorgia, saranno pronti, a sedersi allo stesso tavolo di chi, fino all’altro ieri, li ha definiti il male assoluto? Basterà un assist durante la partita del cuore, per far dimenticare anni di note al veleno.

 

 

LA CONGIURA DEL NAZARENO

Il pericolo maggiore per Elly arriva dal suo cerchio magico, dai fedelissimi. Anche se nessuno proferisce parola, nella squadra del Nazareno, il nome di Renzi non piace affatto. Addirittura il cavalier servente Furfaro, a cui Schlein ha promesso il dicastero del Lavoro, avrebbe detto in una chat: «Se resuscitiamo Matteo, facciamo un errore da matita blu». Perplessità condivise pure dal neo eletto europarlamentare Sandro Ruotolo, che ha speso metà della carriera da giornalista per criticare quello che dovrebbe essere il nuovo alleato. A parte Serracchiani, che pur di restare a galla, è disponibile a mutare come il peggior camaleonte, all’interno segreteria abbondano coloro che temono come il vento di Firenze possa rinvigorire quel correntone riformista, che sembrava morto dopo le ultime primarie.

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