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Forza Italia, parla Barelli: “Lega? Noi per l'interesse dell'Italia. Vigileremo sugli errori del passato”

Pietro De Leo
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La domenica è bollente non solo per il meteo ma anche per il confronto politico nel centrodestra. Il Tempo contatta Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera.

Voi e la Lega giocate a ping pong su chi ha alleati peggiori in Europa. Siamo al livello di guardia?
«Al ping pong, per formazione personale, preferisco la pallanuoto! Da presidente federale ho l’orgoglio aver qualificato alle olimpiadi di Parigi le nostre due squadre, il Settebello e il Setterosa. E so che nel gioco di squadra, ciascun giocatore ha le sue caratteristiche. Noi della squadra di centrodestra cerchiamo sempre di fare rete, cioè gli interessi degli italiani. Magari ci possono essere pareri diversi con Matteo Salvini su una azione piuttosto che su un’altra, ma ciò che conta è il risultato: ci puntiamo all’unisono».

Da Fratelli d’Italia arriva l’alt: osi spengono le frizioni osi porrà un tema politico. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Siamo reduci da una lunga campagna elettorale europea con un sistema proporzionale, dove ciascun partito della coalizione ha fatto la sua strategia, connotandosi sui propri temi. Noi abbiamo rilanciato i nostri valori liberali, sottolineato le nostre diversità dagli altri, senza mai derogare nemmeno per un secondo al nostro programma e dalla nostra lealtà. Questa scelta ci ha consentito di crescere e di avere ottimi risultati, come del resto è accaduto anche ai nostri partner di governo, cosa che ci fa piacere. E’ normale che resti qualche scoria, ma non vedo nessun problema. Aspettatevi che si continui a gestire la coalizione come è stato fatto finora, rispettando le idee di tutti. È un’impresa che noi di Forza Italia conosciamo bene, considerando che il centrodestra inventato da Silvio Berlusconi governa insieme da trent’anni e ha un programma condiviso».

 

 


In Europa siete con Ursula von der Leyen, ma in maggioranza ci sono anche i verdi, portatori di istanze contrarie alle vostre. Come farete a respingerle?
«Ho letto un bellissimo studio che dimostra quanto le richieste di Forza Italia siano entrate nel programma di Ursula Von Der Leyen, che invece, giustamente, si è guardata bene dal promuovere istanze di quell’ambientalismo ideologico professato dai Verdi che ha provocato danni negli ultimi anni.
Noi di Forza Italia siamo in maggioranza proprio per scongiurare che non si ripetano più gli errori del passato. Non c’è dubbio che sarà così».

Il no di Giorgia Meloni può pregiudicare il peso delle deleghe all’Italia in Commissione?
«Assolutamente non accadrà. L’Italia è un grande Paese, Forza Italia è il cuore del Ppe. il nostro Paese avrà ciò che le spetta e io penso che Raffaele Fitto - faccio il tifo per lui - potrà essere un ottimo commissario europeo con un peso politico e un’influenza molto superiore a quella che ha avuto il commissario uscente indicato dal Pd».

 

 

Questioni domestiche. Le parole di Pier Silvio Berlusconi su una "Forza Italia di sfida" hanno scatenato la giostra dei retroscena su stravolgimenti e volti nuovi. Nel frattempo, però, Tajani si è visto con i figli maggiori del fondatore azzurro. Che aria tira in Forza Italia?
«Abbiamo il vento in poppa, per usare la sua metafora. L’ultimo sondaggio ci dà nuovamente in crescita, largamente sopra il 10 per cento. E il segretario nazionale Antonio Tajani ha lanciato un altro obiettivo sul quale si sta già lavorando con impegno: il 20% alle prossime elezioni politiche. E va ricordato che dalle elezioni politiche del settembre 2022 a quelle europee del giugno scorso siamo cresciuti di oltre il 20%».

Qual è la formula per il 20%?
«Non esiste una formula, esiste la capacità di interpretare i problemi del paese e di ricoprire quel ruolo di forza allo stesso tempo rassicurante, fortemente riformista e aggregante. Continueremo a interpretare aggiornando i nostri programmi liberali, che sono il nostro dna, immettendo nuovo ossigeno, affiancando novità ed esperienza individuando i più capaci e volitivi amministratori e professionisti. È una ricetta che ci ha insegnato il Presidente Berlusconi».

 

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