IL RITORNO DELLA GRILLINA

M5S, torna in scena Raggi: il piano per il dopo Conte con l’appoggio di Grillo

Edoardo Romagnoli

La lunga marcia di Virginia Raggi per accreditarsi come l’alternativa alla leadership di Giuseppe Conte. I due non si amano, questo non è un segreto. Giuseppe l’ha esclusa dalle parlamentarie del 2022 e dalle liste per le Europee di quest’anno, motivando la scelta con la regola dei due mandati che da sempre caratterizza il Movimento. «Considerando quello zero - spiegò Conte - comunque sta svolgendo un terzo mandato». Lei rispose che non fu vittima di un’esclusione ma che scelse di non candidarsi al Parlamento per «contrarietà verso le alleanze strutturali e i campi progressisti con i partiti tradizionali». Ed è proprio l’alleanza con i Dem che sta animando la faida interna tra progressisti e ortodossi nel Movimento 5 Stelle. Da una parte ci sono Conte e i suoi che vorrebbero evolversi rispetto ai valori originari che ispirarono il Movimento. Il vicepresidente grillino Mario Turco ha sintetizzato perfettamente il nuovo corso: «Siamo oramai una forza di governo che ha partecipato a ben tre esecutivi. Credo che la fase dei duri e puri si sia chiusa molto tempo fa».

 

  

 

Dall’altra ci sono Raggi, Dario Tamburrano, Danilo Toninelli, Riccardo Ricciardi, Gilda Sportiello e Dario Carotenuto che vorrebbero invece riportare il Movimento alla strategia del «soli contro tutti» che permise ai grillini di fare il pieno di voti nel 2018. La forza della frangia anti Conte è sicuramente quella di avere l’appoggio del padre putativo del Movimento: Beppe Grillo che non è mai stato un fan di Conte. Ormai celebri le sue stoccate, Conte l’ologramma, Conte che ha preso meno voti di Berlusconi da morto, senza dimenticare la sintesi che fece il giorno dopo la disfatta delle Europee: «Conte ha vaporizzato il Movimento 5 Stelle». Non è un caso che nelle sue sortite romane all’hotel Forum il comico ligure ha voluto incontrare in privato Raggi ignorando il leader pentastellato. Ma Grillo non è il solo ad apprezzare gli esponenti del vecchio corso.

 

 

Anche il figlio di Roberto Casaleggio, Davide, sull’ex sindaca di Roma disse: «Raggi e Di Battista sono rimasti fedeli a loro stessi e ai loro impegni». C’è da dire che su Di Battista, che non è più nel Movimento, Grillo suggerì a Raggi: «Devi essere nè troppo vicina nè troppo lontana da Alessandro». Un consiglio che Virginia ha fatto suo, a parte la manifestazione del 28 giugno pro Palestina e qualche fugace apparizione ai banchetti organizzati dall’associazione Schierarsi (la nuova creazione di Dibba) non c’è stata più alcuna occasione pubblica per vederli assieme. Ora le cose potrebbero cambiare. Se davvero si concretizzasse l’accordo Renzi-Schlein, Conte potrebbe farsi da parte e tornare proprio nelle braccia di chi, da tempo, gli suggerisce di abbandonare la via del Nazareno. A rendere più profondo il solco tra raggiani e contiani non c’è solo la questione Pd. Conte viene contestato anche per l’invio di armi a Kiev, mentre Raggi ha promosso un referendum per evitare che l’Italia armasse l’Ucraina. E ancora l’ex sindaca vorrebbe riportare in auge una delle cinque battaglie che caratterizzarono il Movimento 1.0: l’ambientalismo, dossier su cui Conte non spicca certo in iniziativa.