esordio a strasburgo

Intervista a Vannacci: “Con l’inciucio dell’Ursula bis altri 5 anni di sciagura. Salis? Da regime del terrore”

Christian Campigli

«Sono un incursore paracadutista e so per certo che non esiste un punto preciso di atterraggio. Quando abbandoni la rampa di un velivolo l’unica certezza è che prima o poi i piedi li poggerai sul mondo. E io sono ancora in volo». Chi pensava ad un Roberto Vannacci depresso ed arrendevole dopo la bocciatura da vicepresidente del gruppo dei Patrioti rimarrà (nuovamente) deluso.

Si aspettava un simile atteggiamento nei suoi confronti?
«Non casco in questa provocazione, ci hanno già provato i suoi colleghi. I detrattori se ne facciano una ragione. E continuo a esprimere la mia somma gratitudine ai suoi colleghi di Repubblica, Corriere, Il Fatto e Fanpage che mi rincorrono tra i corridoi di Strasburgo e seguitano a promuovere con dovizia di particolari le mie gesta. Grazie ragazzi. Senza di voi la vita sarebbe molto più dura».

 

  



La procura di Ravenna ha ritenuto diffamatorie le parole dell’onorevole Bersani nei suoi riguardi. Cosa prova in questo momento?
«Al momento non ho alcuna conferma formale ma solo informazioni giornalistiche. Se fosse vero sarei molto soddisfatto, visto che Bersani ha avuto tutto il tempo, non dico per chiedere scusa, ma almeno per chiamarmi e spendere due parole sul caso. Non solo non lo ha fatto ma, saputo della mia denunzia, ha continuato ad andare in televisione a fare il fenomeno sul mio conto asserendo, persino, che non avrebbe infierito sulla mia mente».

L’elezione di Ursula von Der Leyen non rischia di essere il ribaltamento del voto popolare?
«Una rovina. Altri cinque anni di politiche sciagurate che rischiano di portarci al tracollo economico, sociale, migratorio, agricolo e identitario. Ma qualcosa è cambiato nel sentimento del popolo e qualcosa cambierà oltreoceano. Quest’ultima disgraziata rielezione dev’essere un monito per tutti gli italiani che si sono stancati della politica del compromesso e dell’inciucio. Neanche la condanna della Corte Europea è servita a toglierci la Von der Leyen di torno. Rimbocchiamoci le maniche e facciamo in modo che le conseguenze siano le meno nocive possibile».

Che effetto le ha fatto entrare all’Europarlamento e sedere in uno degli scranni più importanti del vecchio continente?
«Poche emozioni ma tanta curiosità. Non è come lanciarsi da un aeroplano, far brillare una carica di esplosivo o respirare sott’acqua da un tubo collegato a un sacco contropolmone. Non si rischia la vita in combattimento a Strasburgo ma si siede in un posto dove, in teoria, si comanda il vecchio continente. La curiosità sta nel capire come quelle 720 persone riescano a imprimere le direttive che poi dovrebbero guidare l’Europa. Prima o poi lo capirò».

 



Al di là delle questioni politiche, con chi ha legato maggiormente? Chi le ha fatto una buona impressione, anche a livello umano?
«Parlo con tutti e mi fa piacere scambiare opinioni. Pensi che l’altro giorno ho dato la mano persino a Nardella che, quando lui era sindaco di Firenze ed io Comandante dell’Istituto Geografico Militare si era rifiutato di ricevermi. Stimo tutti e ritengo che tutti abbiano un valore aggiunto da portare nel dibattimento. Due giorni fa mi è anche venuta a salutare una europarlamentare che avevo conosciuto a vent’anni quando lei era la fidanzatina di un collega. Parlando sei lingue riesco anche facilmente a interfacciarmi con i colleghi stranieri e a seguire in aula senza bisogno di traduzione. In termini di interventi in plenaria mi sono piaciuti molto quelli della deputata polacca Ewa Zajaczkowska-Hernik e di Manon Aubry».

Nello stesso parlamento siede anche Ilaria Salis, che giustificale occupazioni di alloggi privati. Quanto è pericolosa questa estrema sinistra?
«Violenta, deleteria, antidemocratica, falsa e disfattista. Mi ha colpito una frase che ha pronunciato pochi giorni fa: "non sempre ciò che è giusto è legale". Parole da regime del terrore che, se ascoltate, giustificherebbero i crimini più efferati. Brutto questo ormai consueto vizio della sinistra».