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L'intervista a Gualtieri: “Roma nel caos? Fidatevi di me. Mille problemi, ma la cambierò”

Martina Zanchi
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«Mi rendo conto che i disagi ci sono, ma quando avremo finito Roma cambierà volto». Chiede ancora fiducia ai romani il sindaco, Roberto Gualtieri, ospite dell’edicola de Il Tempo per fare il punto sulle tante opere avviate e le polemiche che hanno investito il suo mandato alla guida della Città eterna.

Sindaco Gualtieri, iniziamo con quello che non è proprio un trofeo. Roma è scesa in penultima posizione nella classifica del Sole 24 Ore sul gradimento dei sindaci, se lo aspettava? 
«Abbiamo scelto fin dal primo giorno di lavorare in profondità e di non inseguire la popolarità del momento, perché questa città non può permettersi interventi di facciata. Questo comporta anche sacrifici e disagi. Roma è piena di cantieri, è una scelta che rivendico perché noi ci preoccupiamo di come sarà la Capitale a fine consiliatura. Mi permetto però di aggiungere che a noi risultano livelli di apprezzamento più alti e di comprensione del fatto che abbiamo avuto coraggio, mettendo mano alla città con risposte strutturali. Roma può cambiare e sta cambiando».

Lei è stato ministro dell’Economia e ora sindaco di Roma. Qual è l’incarico più difficile?
Sono entrambi difficili ma belli. Sono stato ministro durante il Covid, esperienza senza precedenti per difficoltà, ma siamo riusciti a tenere botta e avviare una fase di rilancio dell’economia. Roma è una sfida difficile perché ho trovato la città in condizioni incredibili. Abbiamo dovuto sostituire i binari della metro, quando avrebero dovuto essere cambiati 15 anni prima, e i tram deragliavano perché l’armamento era in condizioni inutilizzabili. Non solo, Roma è priva di impianti per i rifiuti, deve pagare tantissimo per mandarli altrove e non è pulita come merita. Quelli che stiamo facendo sono lavori che possono cambiare il volto della città, che è ancora la più bella del mondo».

 

 

 

Il Giubileo potrebbe segnare la svolta ma sarà anche uno stress test, visto che sono attese decine di milioni di persone.
«Il Giubileo è un grandissimo evento spirituale che porterà Roma ancora una volta al centro del mondo. Noi abbiamo un unico grande ritardo: quello di partenza. A luglio 2022 sarebbe dovuto arrivare il decreto del governo Draghi, che però è caduto e tutto è stato rimandato. Il nuovo Esecutivo è stato rapido ma siamo partiti con sette mesi in meno su due anni e mezzo di lavoro. Nonostante questo abbiamo deciso di fare comunque interventi come quello di piazza Pia, sebbene ci venisse detto che sarebbe stato impossibile farcela in così poco tempo. I fatti invece ci stanno dando ragione. Sulle opere indifferibili, da realizzare entro il 2024, siamo quasi al 90% di cantieri aperti e contiamo di concluderli quasi tutti nei tempi previsti. Abbiamo anche scelto di attingere al massimo possibile al Pnrr, anche se ciò comporta una concentrazione ancora maggiore di cantieri visto che bisogna finire gli interventi entro giugno 2026. Ma Roma ha bisogno di una cura da cavallo di investimenti per rimettersi in sesto e non potevamo permetterci di non cogliere l’opportunità di Pnrr e Giubileo. Non sono stato eletto per scaldare la sedia ma per rilanciare Roma. Abbiamo deciso di rifare completamente e in profondità gli 800 chilometri della viabilità primaria che era in condizioni pietose e siamo già quasi al 60%. Stiamo realizzando piazze, parchi, tra cui sei sul Tevere, costruendo e ristrutturando scuole, poli civici, centri culturali, piantando centinaia di migliaia di alberi. Stiamo realizzando tranvie, metropolitane, abbiamo comprato 1000 autobus e ne sono arrivati quasi 500. Facciamo tantissimi interventi nelle periferie. Abbiamo puntato sulla connettività 5G per supportare le infrastrutture della smart city e ci sono anche tanti interventi di rilancio del nostro patrimonio culturale».

In centro però c’è un forte disagio su diversi aspetti. Uno di questi è la microcrimialità, che durante il Giubileo potrebbe diventare più grave.
«È un problema che condividiamo con le grandi metropoli del mondo. Se si guardano i dati, Roma è e continua a essere una delle città più sicure del mondo. Questo però non significa non vedere questioni che esistono. Faccio l’esempio della stazione Termini, dove il numero di delitti in assoluto è stabile, ma dato che è molto più presidiata all’interno i reati si sono spostati fuori. Quindi l’incremento percepito dai cittadini rispecchia un dato reale. Un altro fenomeno è quello dei borseggi in metro, realizzati da alcune bande di rom e di sudamericani. Noi stiamo cercando un maggiore presidio del territorio».
 

 

Che ne pensa del fenomeno Cicalone?
«Io non demonizzo chi informa e denuncia, purché non pensi di sostituirsi alla polizia. Richiamare l’attenzione su un problema non mi sembra uno scandalo, lo scandalo è invece se non si fa nulla. Per questo abbiamo chiesto un aumento del 30% di presidio per coprire l’area allargata di Termini ed Esquilino. E poi mi sono preso la mia parte di responsabilità chiedendo alla polizia locale di incrementare la presenza, anche nella metro, e ad Atac di aumentare le guardie giurate».
 

Si è creato allarme sulla scelta di riaprire la tensostruttura-dormitorio per clochard proprio a Termini.
«È un allarme che non condivido. Le tensostrutture possono contribuire a creare una situazione di maggiore decoro e sicurezza accogliendo in condizioni dignitose persone che altrimenti starebbero per strada. Noi abbiamo già raddoppiato i posti di accoglienza e fatto un enorme censimento con i volontari da cui sono emerse, all’interno dell’Anello ferroviario, circa duemila persone in più rispetto alle mille che già accogliamo. La polemica sulle tensostrutture, è tipica di un certo modo di affrontare i problemi a Roma: tutti dicono che vanno bene ma non dove si stanno realizzando. Peccato che se poi si fanno lontano da dove stanno i senza fissa dimora, loro non ci vanno».
 

Cosa risponde ai cittadini del centro, che le chiedono di non riposizionarla lì?
«Che le tensostrutture non aumentano ma riducono il degrado. Sono previste dal decreto del governo per il Giubileo e io sono commissario del governo. Devo dire che la collaborazione con il premier Meloni e il sottosegretario Mantovano è ottima, come lo è con altri ministri su tanti altri temi. Quindi premettendo che le tensostrutture fanno parte del programma governativo, una di queste deve essere vicino alla stazione Termini, altrimenti non serve».
 

 

Passiamo alla questione taxi. È stato approvato l’aumento delle tariffe e l’introduzione della corsa minima a nove euro. Secondo lei questo incremento è giustificato, a fronte del servizio svolto oggi a Roma?
«Il servizio taxi è insufficiente perché ci sono poche licenze, per questo abbiamo approvato una delibera che consentirà tra poco di far uscire il bando, con una forma di vantaggio per i sostituti alla guida che già svolgono il servizio, ma senza venir meno al principio giusto dell’onerosità della licenza. Se mille licenze saranno sufficienti ci fermeremo, altrimenti ne faremo altre. E poi è in programma anche un bando per 2000 Ncc. Le tariffe erano ferme da moltissimo tempo e sono state adeguate all’inflazione. Restano peraltro più basse di quelle di altre città italiane e per quanto riguarda la corsa a nove euro, quelle che costano di meno oggi sono il 3%, quindi non cambierà nulla. Avevo chiesto al governo l’introduzione del Gps, per sapere dove sono i taxi e verificare chi dovrebbe svolgere il turno ma non lo fa. La richiesta purtroppo non è stata accolta». 

Case popolari e occupazioni. Che fine ha fatto il bando per la nuova graduatoria? Sono ancora previsti 8 punti di premialità per chi ha occupato abusivamente un alloggio e rischia lo sgombero?
«Il bando è pronto ma è sospeso perché la Regione vuole cambiare alcuni elementi dirimenti sulla materia». 

Ma sarà un bando-Salis?
«Questa discussione è piena di ipocrisia. A Roma mancano 70 mila case di tutte le tipologie. Social housing, a prezzo di mercato e case popolari. Quindi abbiamo investito una somma senza precedenti per aumentare lo stock di abitazioni.Da quando ci siamo noi non ci sono più nuove grandi occupazioni, e stiamo facendo molti più sgomberi con il metodo da casa a casa per chi ne ha diritto, che è non solo condiviso ma persino sollecitato dal governo, perché è l’unico metodo che consente gli sgomberi. Al governo faccio però una critica: aver tagliato il contributo all’affitto e alla morosità incolpevole. È stato un errore grave perché tocca tante persone in difficoltà anche del ceto medio, che rischiano lo sfratto».

Facciamo un punto sugli stadi che la Lazio e la Roma vorrebbero realizzare.
«La Roma ha la procedura più avanzata, la società sta facendo i sondaggi e dialogando con le strutture amministrative per affrontare le prescrizioni sollevate. La Lazio ha manifestato la volontà di presentare un progetto. Ci ha anticipato degli elementi, ma non c’è ancora formalmente un progetto».

Sindaco della Capitale ed esponente Pd. Che rapporto ha con il segretario Elly Schlein?
«Ho un rapporto ottimo, la stimo e secondo me sta facendo molto bene, il risultato delle Europee è in gran parte merito suo». 

Lei crede al campo largo con il M5s o pensa a una vocazione maggioritaria?
«Dipende dalle leggi elettorali, con quella vigente serve una capacità coalizionale. Il centrodestra ad esempio ha differenze nette ma si presenta unito. A Roma c’è una coalizione larga fatta di forze moderate, civiche e di sinistra che guardano al cambiamento, marcando una vocazione maggioritaria».

Cosa pensa dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio?
«I dati sembrerebbero dar ragione alla mossa del governo, ma penso che la proposta di riforma, che il mio partito ha sostenuto, sarebbe stata più saggia».

Lei è il ministro che ha varato il Superbonus. Alla luce della polemica su quanto peserà su conti dello Stato, lo rifarebbe?
«Grazie alle nostre politiche economiche oggi la situazione dei conti e della crescita in Italia è molto positiva, e il governo lo ha riconosciuto. Il Superbonus è stato un tassello di quella politica ma era stato pensato come misura straordinaria, impossibile da rendere strutturale. Doveva concludersi originariamente a fine 2021 e avevo detto che poteva essere prorogata massimo di sei mesi. A quel punto sarebbe costato esattamente per quello che era stato stanziato, non un euro di più».

Foto Pasquale Carbone / Conterbo Press

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