SCANDALO VERMINAIO
Striano e quella passione per Noi Moderati. Nordio smonta i giudici
L’asse Genova-Venezia e la solita manina del verminaio dell’Antimafia, quel tempio sacro delle legalità dove un servitore dello Stato spiava i politici di centrodestra e passava centinaia di informazioni riservate alla stampa di sinistra. È così che le vicende di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, vittime del cosiddetto sistema di dossieraggio messo in atto dal finanziere Pasquale Striano alla Dna, sono diventati casi mediatici e indagini giudiziarie per corruzione, che hanno portato il governatore della Liguria ai domiciliari e il sindaco della città lagunare nel registro degli indagati. In tutti e due i fascicoli dei big di Noi Moderati c’è un elemento comune: l’intromissione illecita nelle banche dati da parte di Striano e l’immediato invio di Sos, documenti riservati che sarebbero coperti da segreto, al giornalista Giovanni Tizian, uno dei tre cronisti del team investigativo del quotidiano Domani indagato in concorso con il finanziere e con il pm della Dna, Antonio Laudati, nel fascicolo della Procura di Perugia sugli «spioni».
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Gli accessi illeciti di Striano su Toti e Brugnaro avvengono in un frangente non solo determinante per le singole vicende dei due esponenti di Noi Moderati, ma in un momento in cui le sorti del governatore ligure e del sindaco veneziano stavano per prendere una strada comune. Quel momento fortunato cade nel 2021, in mesi cruciali in cui Toti stava tentando di costruire un Terzo polo con il sindaco di Venezia, cercando di anticipare lo stesso piano che poi riuscì a Matteo Renzi e Carlo Calenda. Coraggio Italia, con i fuoriusciti da Forza Italia, nasce il 14 luglio 2021 e man mano comincia a ottenere adesioni. Presidente e fondatore proprio Brugnaro. Il cui nome viene illecitamente ricercato da Striano nel sistema analisti il 9 settembre 2021. La Sos sul sindaco di Venezia, scaricata dalla banca dati, viene immediatamente inviata a Tizian tramite whatsapp e, il 26 settembre, su Domani esce un articolo su Brugnaro, che poneva l’accento proprio sulle segnalazioni antiriciclaggio per una serie di prelievi in denaro con cadenza settimanale. Da lì erano partiti altri approfondimenti giornalistici sul presunto groviglio affaristico nella città del Mose e Brugnaro è finito nel fascicolo per corruzione nella primavera del 2022. In quegli stessi giorni in cui il primo cittadino di Venezia veniva «dossierato», per Toti scattavano le intercettazioni, avviate il primo settembre 2021. I finanzieri di Genova lo hanno ascoltato per settimane, registrando gli incontri sulla barca dell’imprenditore Aldo Spinelli, in cui il presidente della Liguria, a parole, avrebbe garantito di interessarsi per il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse, approvato poi il 2 dicembre 2021, ma non dalla Regione, bensì dal Comitato del porto. In cambio Toti avrebbe ottenuto da Spinelli dei finanziamenti elettorali, leciti e regolarmente dichiarati, al suo partito.
Nel momento clou in cui venivano intercettati quegli incontri in barca tra Toti, Spinelli e il presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, riguardanti l'iter del rinnovo, risultano anche gli accessi al sistema analisti del finanziere, che ha effettuato la ricerca sul nominativo di Toti, e perfino sul suo assistente Emanuele Guy, l’8 novembre 2021. File riservati trasmessi, come al solito, ai giornalisti. Gli articoli usciti a inchiesta in corso, menzionati addirittura dal gip nell'ordinanza, riportavano la cifra esatta delle erogazioni liberali a favore del Comitato di Toti e la circostanza che quei finanziamenti fossero stati bonificati a cinque giorni dal rinnovo della concessione. A criticare l’ordinanza del tribunale del riesame di Genova, intanto, è il ministro Carlo Nordio: «L’ho letta - dichiara, in occasione del question time alla Camera - e non ci ho capito nulla».