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Compagni evasori, la doppia morale della sinistra

Edoardo Sirignano
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Sono sempre in piazza a protestare, a puntare il dito contro chiunque e pure sono i soliti a essere colti con le mani nella marmellata. Tutti pensavano che il punto più basso fossero le occupazioni da parte dei ricchi delle case destinate ai poveri, i soldi per i braccianti che venivano utilizzati  per comprare Louis Vuitton e invece no. Quando si parla di soldi, i compagni sono pronti a tutto, anche a dimenticarsi del passato, delle battaglie di cui fino al giorno prima erano i portavoce. Non c’è memoria che tenga quando ci sono di mezzo banconote.

SCOMPARE LA PAROLA «CONDONO» Ecco perché quella rottamazione quater delle cartelle esattoriali, che fino allo scorso anno, per la sinistra, serviva «solo a favorire evasori e criminali», adesso viene invocata da chi l’ha demonizzata e ora non può farne a meno. Secondo un’inchiesta a firma di Franco Bechis, pubblicata sul quotidiano Open, sarebbe stata la stessa Schlein a chiedere ai suoi fedeli collaboratori di ricorrere alla sanatoria voluta da Meloni e Salvini. Questa, d’altronde, è l’unica strada per rateizzare i contributi, che il suo partito non avrebbe versato ai vari istituti di previdenza, Inps e Inpgi ne sanno qualcosa, e chiedere quello sconticino, che quando le spese sono tante e la papera non galleggia può essere manna caduta dal cielo. Non dimentichiamo che il Pd, in Italia, è la forza con più dipendenti. Al 31 dicembre aveva ben 110 lavoratori subordinati, un vero e proprio esercito. Motivo per cui sarebbe stata la stessa segretaria a incitare i suoi super-contabili a trovare ogni strada percorribile, pur di salvare i conti della casa madre. Non fa niente se bisogna dimenticare tutto a un tratto la parola «condono», utilizzata dai vari Provenzano e Serracchiani come clava contro l’avversario di turno. Adesso sono gli stessi progressisti a dover usufruire del «marchio di fabbrica» del centrodestra, come lo definiva Bonaccini. Sono, infatti, proprio i dem a chiedere all’Agenzia delle Entrate di aderire a quella rottamazione, che consente al partito di risparmiare diverse migliaia di euro. La sorprendente notizia arriva dalla nota integrativa al bilancio 2023 del Pd, dove si evince come il principale partner del centrosinistra abbia «ricevuto la domanda per l’adesione alla Definizione agevolata, prevista dalla legge n. 197/2022», ovvero quella che fino allo scorso anno era un assist «per chi non voleva pagare le imposte», come predicava il buon Misiani. «Conseguentemente – appare nel documento – procederà a versare entro il 30 novembre 2027 le minori somme dovute». A queste latitudini, d’altronde, prevale la logica di Machiavelli, per cui il fine giustifica sempre i mezzi.

LA COPIA PERFETTA DEL MODELLO STELLATLANTIS Non a caso stiamo parlando dello stesso Pd che copia il metodo Stellatlantis, ovvero quello che incentiva all’esodo del personale, purché non vengano intaccati i sacri bilanci. È la stessa Schlein, d’altronde, a premiare chi toglie il disturbo per essere assorbito nel primo gruppo o amministrazione disponibile. Solo nel 2024, l’esecutivo di Elly avrebbe messo da parte un tesoretto di 415mila, destinato a motivare chi intende lasciare la barca. Nel suo primo anno di segretaria, gli eroi che avevano abbandonato il porto sicuro erano stati soltanto 6 e nonostante ciò il partito aveva speso ben 222mila euro di scivoli, poco più di 37mila a persona.

GLI ESUBERI CHE FANNO UTILI Non è questa, comunque, l’unica similitudine tra il Nazareno e la multinazionale produttrice di autoveicoli. Entrambi, pur dichiarando esuberi, riescono a fare utili. L’unica differenza è che se il bilancio dell’azienda, che ha acquisito Fiat, è salito solo dell’11 per cento rispetto a quello dell’anno precedente, quello del Nazareno è addirittura raddoppiato.
A riempire le casse tanto non sono i sacri eletti, che siedono tra i banchi che contano, ma i poveri contribuenti. L’utile di bilancio, nelle segrete stanze di via Sant’Andrea delle Fratte, è legato soprattutto alle entrate derivanti dal 2 per mille Irpef, le maggiori della politica nazionale (8.118.192 euro). Da quando è arrivata Elly, al contrario, calano quelle legate al tesseramento. Ecco perché è lo stesso tesoriere Fina, quello che, come rivela Open, conoscendo i suoi non avrebbe messo il risparmio dovuto alla sanatoria in bilancio, a esortare i colleghi a mettersi in regola con i versamenti. Una cosa è certa, nello strano e variegato mondo della sardina Schlein, le regole sono poche: i fatti non corrispondono mai alle parole, i poveri pagano sempre per i ricchi e, da oggi, i condoni scompaiono se servono a salvare mamma Pd.

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