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Fedriga sul podio dei governatori. Esordio di Rocca, crolla Emiliano

Tommaso Manni
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È Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia-Giulia il governatore più amato d’Italia, con il 68% di gradimento, secondo la rilevazione di Noto Sondaggi (Governance Poll) condotta per il Sole 24 Ore. Sul podio ci sono i soliti tre da anni: Massimiliano Fedriga, Stefano Bonaccini e Luca Zaia. Stavolta però a piazzamenti invertiti. Al secondo posto si trova infatti il governatore dell’Emilia Romagna, ora volato a Bruxelles per fare l’europarlamentare, Stefano Bonaccini (con il 67% dei consensi) e medaglia di bronzo per il governatore del Veneto Luca Zaia (con il 66%). Fuori dal podio lo sceriffo di Salerno Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, con il 60% nonostante i 9,5 punti percentuali persi rispetto al giorno delle elezioni. A pari merito con il «civile De Luca» c’è Roberto Occhiuto governatore della Calabria che guadagna 5,5 punti rispetto al risultato delle urne che lo consacrò presidente di Regione. Al sesto posto si registra l’ottimo esordio di Francesco Roberti (57,5%), governatore del Molise, che però perde un 4,7% rispetto al giorno dell’elezione. Ex aequo con Roberti c’è Donatella Tesei a capo della Regione Umbria che non perde e non guadagna niente rispetto al risultato del 2019, anno della sua elezione.

 

 

Exploit del presidente della Sicilia Renato Schifani che si piazza all’ottavo posto guadagnando quasi 15 punti percentuali rispetto al voto del 2022. Guadagna qualche punto, anche se solo uno 0,3%, l’inquilino dell’ultimo piano del Pirellone Attilio Fontana che si piazza al nono posto. Decimo posto per il toscano Eugenio Giani (con il 52% dei consensi) anche lui guadagna 3,4 punti percentuali rispetto al 2020. Francesco Rocca, diventato presidente del Lazio nel 2023, si piazza all’11° posto (47,5%) anche se perde circa 6,4 punti rispetto al 2023. Male il pugliese Michele Emiliano che si piazza al 12esimo posto anche se perde solo uno 0,8% rispetto al 2020. Fanalino di coda Francesco Aquaroli delle Marche (43%) che fa registrare un -6,1% di voti in confronto a quelli che prese nel giorno della sua elezione.

 

 

In questa rilevazione di Noto sono escluse quattro Regioni: la Sardegna, la Basilicata, l’Abruzzo e il Piemonte; perché sono andate al voto nel 2024. Esclusa anche la Regione Liguria visto che il presidente Toti è stato sospeso lo scorso maggio. Dieci presidenti sui 13 testati (il 76,9%) ottengono la sufficienza, individuabile nel 50% di cittadini amministrati che si dicono propensi a votare il presidente in carica se ci fossero le elezioni. A quanto emerge dalla rilevazione, il ruolo dei presidenti di Regione è percepito più incisivo, sia in termini di governo del territorio che di capacità di portare le istanze locali all'attenzione del governo. È anche da considerare che proprio la legge sull'autonomia differenziata ha riacceso negli ultimi mesi il protagonismo dei presidenti di Regione, sia di quelli che si sono dichiarati a favore che contro. Insomma, i presidenti di Regione sembrano contare di più e, di conseguenza, poter determinare la crescita di un territorio, il suo sviluppo infrastrutturale e l'implementazione di servizi.

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