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Ue, Fitto in pole come commissario. Ma c'è l'ipotesi Lollobrigida

Aldo Torchiaro
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Giorgia Meloni chiede una vicepresidenza e un portafoglio di peso per l’Italia all’interno del prossimo esecutivo europeo: quello del commissario alla concorrenza, obiettivo difficile, resta uno dei posti più ambiti perché consentirebbe all’Italia di avere un ruolo privilegiato nella gestione di dossier spinosi, balneari in primis. Sul tavolo restano altre opzioni come le deleghe al mercato interno, al bilancio e agli affari economici, quest’ultima nelle mani di Paolo Gentiloni. Attualmente il nome che circola con insistenza per la poltrona di commissario è sempre quello del ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto, che ieri a Roma ha incontrato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, ufficialmente per discutere di Pnrr e politica di coesione. Ma c’è anche chi pensa che quello di Fitto possa essere solo un ballon d’essai. D’ordinanza, quasi. Per tenere accuratamente coperte le carte vere di questa partita. Che forse ancora devono delineare le due stesse giocatrici, Ursula e Giorgia.

 

 

Intanto, il nome del commissario dipende anche dall’incarico che dovrebbe ricoprire. Il metodo che si usa in Europa è da sempre questo: il presidente della Commissione individua la casella, poi i governi diranno chi la occuperà. Ed è un fatto che ultimamente al centro dei colloqui vi sia la richiesta di mettere sul piatto l’agricoltura. Se ne parla tanto a Bruxelles come a Roma. E con più insistenza dal fine settimana scorso: venerdì l’agenda di Ettore Prandini è stata scompaginata. Il presidente di Coldiretti, interlocutore fidato del governo, deve aver ricevuto una comunicazione importante: ha cancellato tutti gli impegni barrando la pagina della sua agendina con una sola voce: «Incontri istituzionali». Se ci fosse nell’aria qualche novità di peso per il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, il primo a esserne informato – e anche consultato – sarebbe Prandini. Qualcuno fiuta e lo chiede direttamente al titolare del ministero. Lo trovano a Bruxelles, dove si tiene il Consiglio Ue sull’Agricoltura. «Non so se in queste ore c’è stato un colloquio tra la presidente Giorgia Meloni e von der Leyen. Io con la presidente in questo momento tratto gli argomenti che mi sono consoni», si è schernito Lollobrigida.

 

 

Mandare a Bruxelles il titolare dell’Agricoltura sarebbe un colpo gobbo. La Pac rimane la cabina di regia della leva commerciale sulla quale puntano gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori italiani. Ma c’è anche chi maligna che dietro all’invio a Bruxelles del marito della sorella, da parte della premier, potrebbero esserci motivi diversi. O che, in ogni caso, si troverebbe così il modo di unire l’utile al dilettevole. Rimane tutto da vedere: se le caselle a disposizione saranno due, poi, il totonomi impazzerà. Si è tornati a parlare anche del numero uno di Leonardo, Roberto Cingolani. E il suo nome, che Mario Draghi ha sempre nel cuore, sarebbe tra quelli della riserva nobile di Palazzo Chigi. Come dire: se scattano due posizioni, una può essere sua. Su Difesa e aerospazio, core business di Leonardo, si è intanto aperto un nuovo fronte. Quello Sud della Nato. Le quotazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sono in rialzo costante. In una dichiarazione, ieri, è sembrato far sapere di non disdegnare l’idea. L'Italia al summit della Nato di Washington ha riportato «una vittoria politica netta ed evidente: l’istituzione del rappresentante speciale per il fianco Sud», ha detto Crosetto. «Ora bisogna identificare una figura autorevole per il ruolo, sarebbe importante che fosse un italiano».

 

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