grandi manovre

Crosetto candidato al superministero della difesa Ue e Nato

Aldo Torchiaro

La Nato si dota di un inviato speciale per il fronte Sud. Un brand ambassador? Neanche per idea. Un ruolo serissimo. Un super ministro della difesa che rappresenterà il Patto Atlantico nel Mediterraneo, con ampi poteri sulla difesa europea e delega sull’Africa e il Medio Oriente. L’Italia, tra i paesi che lo hanno proposto, è candidata a indicare il nome che guiderà la nuova struttura. C’è anche la Spagna che si è candidata ufficialmente, vero. E si vocifera che ambirebbe ad esserci anche un ministro turco. Ma dal vertice di Washington è trapelata la voce che sarà proprio un italiano a guidare il fronte Sud della Nato. Con un quartier generale del Mediterraneo che l’Italia si troverebbe già pronta, a Napoli. Manca il nome. Circolano gli identikit. Quello che fa l’ex ambasciatore italiano alla Nato, Stefano Stefanini, è piuttosto preciso: «Dobbiamo presentare un solo candidato o una candidata forte». Le considerazioni sono ampie: «Per il nostro Paese è da tempo una priorità e ci sono buone possibilità che ce la possa fare ad avere un proprio rappresentante in quella posizione».

 

  

 

Stefanini, che è consigliere dell’Ispi, indica la strada e traccia un identikit: «Non dobbiamo giocherellare con troppe nomine, nella vita bisogna scegliere ed è importante, è fondamentale che l’Italia presenti un candidato o una candidata forte. Uno solo. Presentare più di un candidato è un errore», dice l’esperto di Nato. «I posti vengono assegnati a degli individui e non agli Stati che rappresentano», dunque «ci vuole un uomo o una donna che abbia le credenziali giuste come conoscenze della Nato, del Mediterraneo, delle problematiche del Nord Africa e che abbia una certa statura internazionale». Ed è «importante che sia qualcuno che abbia già una rete di contatti all’estero». Se per la Difesa del Mediterraneo il governo italiano dovesse indicare un solo nome, viene da sé che quel nome non potrebbe che essere quello del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Un uomo che gode della massima fiducia degli americani e che risponde perfettamente alla profilazione che fa l’ambasciatore Stefanini. Anche un altro ex ambasciatore di punta, Riccardo Sessa, per molti anni rappresentante italiano presso il Consiglio Atlantico (Nato) di Bruxelles, è convinto che l’Italia otterrà la nuova casella in palio. «La Nato ha puntato per anni al rafforzamento del fianco Est dell’Europa, adesso ha capito che serve presidiare il Mediterraneo in modo nuovo e più attento».

 

 

La Russia ha preso piede in Libia e Algeria. In cordata con la Cina sta affondando il colpo su porti e aeroporti, giacimenti di terre rare e gasdotti. Scortando i traffici con navi militari russe che solcano – indisturbate – il Mediterraneo del Sud. I riflettori Nato si accendono perfino in ritardo, su quelle coste. E il totonomi si alimenta anche parlando di Elisabetta Belloni, che è a capo del Dis ma già in precedenza, nei lunghi anni alla Farnesina, ha istruito tutti i dossier più sensibili sull’area. E ci sarebbe anche il nome di Marco Minniti, esperto di Libia e di eurodifesa che dopo l’esperienza di governo ha assunto la presidenza della Fondazione Med-Or, che proprio di sicurezza nel Mediterraneo si occupa. Profili alti che però non competono con quello di Crosetto, che ieri mattina ha avuto una lunga conversazione telefonica con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La nomina di Crosetto a capo della Nato-Sud sarebbe un fiore all’occhiello per il governo Meloni. Un risultato che otterrebbe al tempo stesso il risultato di valorizzare la strategia di dialogo dell’esecutivo con l’Africa, di fluidificare il rimpasto di governo, dopo le nomine europee, e anche di mettere in sicurezza lo stesso Crosetto, sui carboni ardenti dopo aver denunciato di temere «l’opposizione giudiziaria». Non scopre le carte Tommaso Foti, capogruppo FdI al Senato, ma conferma che il governo ha in mente un nome di peso: «Presenteremo la nostra candidatura. Come avvenuto per il nuovo atteggiamento lanciato dall’Italia nei confronti del continente africano e seguito dalle altre nazioni europee, siamo di fronte finalmente a un approccio onnicomprensivo nell’affrontare le minacce attuali ed emergenti». E Stefania Craxi, FI, presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama: «Non ci sono altre realtà che più dell’Italia possano svolgere in questo quadrante una funzione dinamica e propositiva, a tutela degli interessi europei e occidentali».