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Ue, von der Leyen le prova tutte per trovare i voti. Si avvicina il giorno del giudizio

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Giovedì prossimo Ursula von der Leyen, se sarà riuscita ad assicurarsi almeno 361 voti, verrà rieletta presidente della Commissione Europea fino al 2029. In questa settimana è stata ogni giorno al Parlamento Europeo, a Bruxelles, per incontrare gli eurodeputati in vista del voto che si terrà alle 13, nella plenaria a Strasburgo. Se non dovesse essere rieletta, eventualità che appare remota ma non impossibile («anche gli incidenti d’auto capitano», come osserva una fonte parlamentare), il Consiglio Europeo dovrà individuare un nuovo candidato entro un mese. La prima plenaria della decima legislatura si aprirà martedì prossimo alle 10 (a Bruxelles, intanto, lunedì si riunirà l’Eurogruppo, seguito dall’Ecofin l’indomani) e, come prima cosa, eleggerà il presidente del Parlamento: Roberta Metsola è l’unica candidata. C’è tempo fino alle 19 di lunedì perché eventuali sfidanti si facciano avanti, ma la politica maltese raccoglie apprezzamenti sia a destra che a sinistra, dalla Lega ai Cinquestelle per rimanere all’Italia, e appare destinata alla riconferma. Dopo l’elezione della presidente, i deputati eleggeranno il Bureau, cioè i 14 vicepresidenti e i 5 questori, operazione che prenderà tutto il resto della giornata di martedì e forse anche parte della mattinata di mercoledì. Mercoledì alle 17 il Parlamento Europeo voterà il numero dei membri delle commissioni e delle delegazioni interparlamentari; è prevista anche una mozione sulla guerra in Ucraina. La lista dei deputati da nominare membri di ciascuna commissione, sulla base delle decisioni dei gruppi, sarà annunciata venerdì mattina. Le commissioni si riuniranno per eleggere i rispettivi presidenti e vicepresidenti la settimana successiva, a Bruxelles.

 

 

Giovedì mattina, dalle 9, la presidente in carica, ricandidata, von der Leyen presenterà le linee guida per l’operato della Commissione nella decima legislatura. Seguirà un dibattito, dopodiché ci sarà una pausa e i gruppi si riuniranno per decidere come votare. Il voto, a scrutinio segreto, sulla rielezione di von der Leyen si svolgerà indicativamente dalle 13 alle 15. La presidente della Commissione in questa settimana ha incontrato i gruppi politici: prima il Ppe, poi quello dei Socialisti e Democratici, seguiti da Renew Europe e infine dai Verdi/Ale. Come ha detto il copresidente dei Verdi Bas Eickhout, l’ordine nel quale von der Leyen ha visto i gruppi «già indica qualcosa» delle sue intenzioni. Lunedì prossimo, a Strasburgo, vedrà nel pomeriggio il gruppo della Sinistra, mentre martedì mattina incontrerà i Conservatori, su richiesta di questi ultimi, come ha confermato il copresidente Nicola Procaccini. La priorità della presidente ricandidata è consolidare il più possibile i consensi nelle file della sua maggioranza, minimizzando il numero dei franchi tiratori, storicamente alto a Strasburgo. I Verdi, stando a quanto hanno detto i copresidenti Bas Eickhout e Terry Reintke, sembrano orientati a votare a favore di von der Leyen, anche se il gruppo deciderà solo giovedì prossimo, dopo aver letto le linee guida e aver ascoltato von der Leyen in Aula. Tra i Liberali si è registrata la contrarietà della delegazione irlandese, piuttosto numerosa (sono 6), per via delle posizioni nettamente filoisraeliane che von der Leyen ha assunto sulla guerra a Gaza (gli irlandesi, per ragioni storiche, hanno forti legami con il popolo palestinese).

 

 

Anche se non viene detto apertamente, i 24 voti di Fratelli d’Italia sarebbero molto utili a von der Leyen, per garantirsi la rielezione, anche se il probabile voto favorevole dei Verdi li rende meno indispensabili (tuttavia, anche tra gli ecologisti ci sono delegazioni cui von der Leyen non piace molto, come quella francese). Nella maggioranza, si guarda alla questione in modo laico: visto che i franchi tiratori non mancheranno, va da sé che la presidente ricandidata abbia bisogno dei voti di Fdi e che li cerchi, magari facendo leva sul commissario italiano (Roma vuole una vicepresidenza e un portafoglio di peso, possibilmente economico). Il dialogo di von der Leyen con l’Ecr viene oggettivamente facilitato dalla nascita di ben due gruppi a destra dei Conservatori: i Patrioti, terzo gruppo dell’Aula con 84 eurodeputati, in cui siedono il Rassemblement National, la Lega, Fidesz, Chega, l’Fpoe e altri, e l’estrema destra dell’Europa delle Nazioni Sovrane (Esn), aggregato intorno a AfD e ai polacchi di Konfederacija. Il nuovo gruppo potrebbe organizzare una conferenza stampa per presentarsi a Strasburgo. La destra ’tripartita’ fa sì che oggi l’Ecr sia ’la sinistra’ della destra, i Patrioti il centro della destra e l’Esn la destra della destra. Lo stesso Bas Eickhout, un verde olandese che certo non simpatizza per i Conservatori, ha ricordato ieri che l’Ecr ha sempre avuto un trattamento diverso rispetto a Identità e Democrazia, che è stata tenuta fuori dalle presidenze di commissione e dalle vicepresidenze dell’Aula con il ’cordone sanitario’, che l’Ecr considera «un abominio democratico», come ha ricordato Procaccini. Cordone che invece l’Ecr ha già rotto nella scorsa legislatura, eleggendo come presidente della commissione Bilanci il belga dell’N-Va fiammingo Johan van Overtveldt, già ministro delle Finanze, persona competente e quindi votabile dagli altri partiti. Insomma, se von der Leyen giovedì venisse votata da una parte dei Conservatori, sarebbe oggettivamente meno facile, con ben due gruppi alla loro destra, gridare allo scandalo.

 

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