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Pallottoliere Ue, Ursula ora teme i franchi tiratori: chi può fregarla

Aldo Torchiaro
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Allarme Ursula. Nuova maggioranza cercasi disperatamente. Martedì un ultimo incontro Meloni-Von der Leyen. E giovedì si voterà, all’Europarlamento di Bruxelles, sul nuovo mandato. A scrutinio segreto. E l’esito non è scontato. Fino all’ultimo ci sarà suspense, voto su voto, per la riconferma della popolare tedesca che vede allentarsi i numeri a favore. Un'eventuale bocciatura sarebbe una prima storica. E, stando ai Trattati, imporrebbe ai leader Ue di proporre un nuovo nome entro un mese, in piena estate. Per scongiurare questo scenario, comunque possibile, l'obiettivo resta quello di blindare il sostegno di circa 400 deputati di Ppe, S&D e Renew: abbastanza per superare quota 361, la maggioranza necessaria. Le grane però in casa però non mancano: i popolari francesi e sloveni (11 nel complesso) hanno già annunciato i loro malumori nei confronti della tedesca. La tensione è alta. E anche la scelta - sempre a scrutinio segreto – dei 14 vice di Von der Leyen offrirà una primo test per la tenuta del cordone sanitario che l'arco europeista punta a stringere intorno all'estrema destra dei Patrioti di Viktor Orban - alle prese a loro volta con il caso Vannacci - e della neonata Europa delle nazioni sovrane a guida AfD per escluderli da tutti i ruoli istituzionali.

 

Al sostegno necessario per rieleggere la presidente della Commissione europea si mischiano le richieste degli stati membri – Francia e Italia su tutti, poi Spagna e Polonia – per ottenere commissari di peso. Il cocktail è esplosivo. Le fibrillazioni tra le destre europee, con i Patrioti che crescono a spese di Ecr, non consentono al gruppo meloniano di cedere su nessun punto. La carta diplomatica però è aperta e Von der Leyen spera di avere almeno un segnale di apertura da Giorgia Meloni.

La premier prima di lasciare Washington ieri ha lasciato la porta socchiusa: «A valle dell'incontro di martedì e in base a quello che lei dirà, dialogheremo con le altre delegazioni e decideremo che cosa fare».

 

Nelle trattative per le nomine europee, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha affermato di avere «l'unico obiettivo di portare a casa per l'Italia il massimo risultato possibile» e le diverse posizioni nella maggioranza su un nuovo mandato per Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea « non impedisce forme di collaborazione ». « Vogliamo che ci venga riconosciuto il giusto peso e tutta la maggioranza sta lavorando a questo», ha detto Meloni conversando con i giornalisti a Washington al termine del vertice Nato. Questa, ha spiegato, è la sua posizione da presidente del Consiglio, laddove « come presidente dei conservatori europei, incontrero' Von der Leyen e poi, a valle di quello che ha da dire, parleremo con le altre delegazioni e decideremo cosa fare ». Matteo Salvini fa sapere di avere la stessa intenzione : rispetto per le trattative in corso ma nessun voto sul piatto di Von der Leyen. Le destre italiane rimangono quindi al momento unite anche in Europa, con la sola eccezione di Forza Italia che – essendo parte del Ppe – non può smarcarsi dal voto per la presidente ricandidata. E sul voto, già messo a repentaglio dai franchi tiratori, si aggiunge anche un'incognita legale: il verdetto della Corte di giustizia Ue - in arrivo alla vigilia della conta - sui ricorsi contro la tedesca e il suo esecutivo per la mancanza di trasparenza nei contratti sui vaccini anti-Covid. Una sentenza che potrebbe contribuire a spostare il pallottoliere in un senso o nell'altro.

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