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Ursula, mancano i voti e salta il summit Usa: il piano anti franchi tiratori

Gaetano Mineo
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La Nato può attendere. La priorità è far quadrare i conti per la riconquista della poltrona di capo del governo europeo. E così, Ursula von der Leyen, invece di partire per Washington D.C., è rimasta a Bruxelles con una agenda fitta di consultazioni. Al suo posto, al vertice Nato iniziato ieri per concludersi domani - andranno l'Alto rappresentante Josep Borrell e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il pallottoliere della von der Leyen non ha pace. I numeri, pur sembrando favorevoli alla presidente della Commissione europea, non sono affatto rassicuranti. E il tempo stringe. L’appuntamento è per il prossimo 18 luglio, quando in sede di plenaria dovrà comporsi la maggioranza che dovrà sostenere la rielezione della von der Leyen. Per essere riconfermata, alla presidente della Commissione europea, necessita almeno di 361 voti e nonostante sulla carta ne disponga di circa 400, sta lavorando per assicurarsi il sostegno necessario. Perché i numeri non sono rassicuranti? Innanzitutto, perché è quasi certificata la presenza di franchi tiratori, stimata tra il 10% e il 15%. Cosa che rende la sua posizione meno sicura del previsto.

 

 

 

Quindi la presidente sta cercando ulteriori appoggi esterni alla sua maggioranza attualmente composta dai gruppi dei centristi del Partito popolare europeo, dei Socialisti e Democratici (S&D) dei liberali di Renew Europe. È più probabile che eventuali franchi tiratori si annidino nei ranghi del Ppe. Ad oggi, dopo le elezioni Europee, il gruppo parlamentare più rappresentato è proprio il Ppe, subito dopo vengono i socialisti e in terza posizione il neonato gruppo dei «Patrioti» di Viktor Orban. Uno scenario che ha generato uno stravolgimento «a destra», togliendo di fatto un po’ di peso ai Conservatori di Giorgia Meloni, e ciò può avere anche l’effetto di «avvicinare» in qualche modo l’Ecr a Ppe e Socialisti, favorendone se non l’accordo esplicito almeno una desistenza al momento del voto per la rielezione della von der Leyen. In merito alle consultazioni, ieri pomeriggio il capo del governo europeo ha incontrato i socialisti e poi il Ppe. Entrambi i gruppi hanno confermato il sostegno alla presidente della Commissione Ue. «Il nostro sostegno non è un assegno in bianco, è tempo di attuare gli impegni», tuttavia ha sottolineato la capogruppo S&D Iratxe García Pérez. Oggi von der Leyen incontrerà la presidente del parlamento Ue, Roberta Metsola. Il calendario dovrebbe essere deciso domani, nella conferenza dei presidenti dei gruppi. Ad avere l’ultima parola sul calendario, comunque, è sempre l’Aula: il calendario definitivo viene deciso lunedì pomeriggio a Strasburgo, all’apertura dei lavori.

 

 

 

Oggi, inoltre, la presidente von der Leyen dovrebbe incontrare il gruppo di Renew Europe, che fa parte della maggioranza. La von der Leyen, nel quadro dei suoi incontri con tutti i gruppi del dell'Europarlamento, ha fatto sapere che non incontrerà «i Patrioti» in quanto sottoposti al cosiddetto «cordone sanitario» contro i partiti anti europei. Il gruppo dei «Patrioti per l’Europa» è una creatura del primo ministro ungherese Viktor Orbán, nata lunedì a cui fanno parte il Rassemblement National, il partito di estrema destra francese a guida Marine Le Pen, la Lega di Matteo Salvini, i Sovranisti danesi, Vox. Un pacchetto che va da 80-90 seggi e che a giorni potrebbe ingrassare. Il no della Von der Leyen a incontrare i Patrioti, anche se la presidente fosse invitata, nasce per il cosiddetto «cordone sanitario» e per i viaggi di Orban in Russia e Cina alle prime battute della presidenza ungherese. Cordone sanitario, in pratica, significa esclusione dalla ripartizione delle cariche istituzionali nel parlamento Ue (come vicepresidenti dell'Assemblea, questori, presidenti e vicepresidenti delle commissioni parlamentari), e poi più in generale marginalizzazione dai negoziati legislativi tra i rappresentanti delle forze politiche. E’ stato il presidente del Ppe, Manfred Weber, ha confermare che anche agli eurodeputati del nuovo gruppo politico sovranista «i Patrioti», verrà applicato il «cordone sanitario» che aveva colpito nella scorsa legislatura il gruppo di estrema destra «Identità e democrazia», da cui «i Patrioti» in gran parte provengono.

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