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Ue, intervista a Procaccini: “Per cambiare pagina in Europa serve una destra di governo”

Edoardo Sirignano

«Vogliamo essere destra di governo, non di testimonianza. Per cambiare l’Europa occorre una postura equilibrata. Il radicalismo è sbagliato a destra quanto a sinistra. Funziona, al contrario, un atteggiamento pragmatico e dialogante con tutti coloro che hanno idee affini». A dirlo il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini.

Il secondo turno, in Francia, è una sconfitta per le destre?
«Certamente, non si può parlare di vittoria. Tutti speravamo che si potesse affermare un governo di centrodestra. Ciò, purtroppo, non è accaduto. Macron ha portato la Francia nel baratro. Attraverso questa operazione di tutti contro Rassemblement National, è stata favorita, almeno come maggioranza relativa, l’affermazione di una coalizione di estrema sinistra. Un errore tragico».

Quanto è successo cambia gli equilibri continentali?
«Quelli sono stati stabiliti dalle ultime europee e queste hanno spostato il baricentro verso destra. Sappiamo che l’unico modo che la sinistra ha per affermarsi è la divisione del centrodestra. Il nostro obiettivo, dunque, è esserne il collante. Ci siamo riusciti in Italia. Perché non dovremmo farlo anche in Europa».

 

  

 

Si vocifera, intanto, che qualcuno potrebbe lasciare Ecr per sposare la causa Orban...
«Solo Vox ha lasciato Ecr. Gli altri sono andati via da Identità e Democrazia».

Ciò potrebbe avvantaggiarvi nel dialogo col Ppe?
«Più che un vantaggio è una scelta differente. Abbiamo optato per una postura equilibrata, non velleitaria, ma pragmatica e responsabile. Questo il motivo per cui siamo cresciuti così tanto, passando da 60 a 78 eurodeputati di 17 nazioni diverse».

Per quanto riguarda le nomine, invece, che partita state giocando?
«Rispetto a quelle al Parlamento Europeo, sono personalmente impegnato e stiamo giocando un ruolo da protagonisti. C’è, poi, la questione legata alla Commissione e qui tocca al governo».

 



Meloni riuscirà a imporre la sua leadership?
«Credo di sì. In questi anni si è conquistata il rispetto di coloro, che pur non condividendone le idee, la valutano come leader matura, responsabile, tenace nell’affermare le proprie convinzioni, ma aperta al dialogo. Ciò l’ha accreditata sul piano internazionale. Alla luce del risultato francese, Meloni, forse, è l’unico presidente europeo con un consenso importante e con un esecutivo solido. Gli altri non godono di tali fortune».

Si vocifera di una promozione per il ministro Fitto?
«Sono amico ed estimatore di Fitto, ma la sua nomina compete al governo».

Non le risulta strano ritrovarsi a Bruxelles chi occupa proprietà altrui, come nel caso di Ilaria Salis?
«Non è normale, così come non è normale ritrovarsi Carola Rackete che sperona le navi della nostra marina. Trovo ancora peggio, poi, che in quel gruppo ci siano i grillini di Conte, addirittura in prova, come se fossero stagisti parlamentari. Evidentemente bisogna valutare se sono abbastanza estremisti da stare in un gruppo del genere».

Rispetto alla plenaria di luglio, infine, cosa prevede?
«Ecr ci arriva come terzo gruppo parlamentare. Per almeno metà mandato saremo determinanti per quanto concerne i ruoli apicali. Sulla von der Leyen, la partita è apertissima. Potrà succedere di tutto».