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Elezioni Francia, le ipotesi di governo. E la sinistra già litiga su Mélenchon premier

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Da un governo minoritario di "gauche" guidato dal Nouveau Front populaire, alla crisi istituzionale. La situazione all’indomani del secondo turno delle elezioni legislative che hanno segnato la vittoria inaspettata della coalizione di sinistra, ci si interroga su come ora uscire fuori dallo spettro di un possibile impasse. Il Nuovo Fronte Popolare è la forza politica più numerosa della nuova Assemblea Nazionale, con 182 deputati, ma questo raggruppamento rimane lontano dalla maggioranza assoluta. E oggi il premier Gabriel Attal ha già annunciato che darà le sue dimissioni. Spetterà quindi al presidente Emmanuel Macron nominare un nuovo primo ministro che proporrà a sua volta la formazione del nuovo governo.  Secondo BfmTv sarebbero ora 5 gli scenari possibili.

 

1 - Governo Nuovo Fronte Popolare «Emmanuel  Macron ha il dovere di invitare il nuovo Fronte popolare a governare», ha detto dopo la vittoria il leader degli Insoumis Jean-Luc Mèlenchon. In assenza di una maggioranza assoluta, i ribelli propongono di approvare parte del loro programma (aumento del salario minimo, blocco dei prezzi, abrogazione della riforma delle pensioni, in particolare) tramite decreto. Ma questo esecutivo potrà sopravvivere solo se non verrà votata una mozione di censura nell’Assemblea Nazionale. La storia di Francia comunque ha dei casi di governi di minoranza che hanno governato nonostante le mozioni di censura: Elisabeth Borne e Gabriel Attal lo hanno fatto per due anni.

2 - Governo Ensemble-Republicains L’alleanza con i Repubblicani potrebbe consentire ai macronisti di restare a galla. Secondo il conteggio di Elabe, sarebbero in tutto 231 i deputati tra Ensemble, Les Rèpublicains, più altri di destra o dell’UDI eletti all’Assemblea nazionale. «Il Paese è a destra. Dobbiamo governare a destra. E non avere una coalizione con La France insoumise e il Nouveau Front populaire», ha detto a Bfmtv Gèrald Darmanin, ex sostenitore di Nicolas Sarkozy. Nel caso in cui si raggiunga un accordo, il futuro governo potrebbe però cadere con una mozione di censura votata dal Nuovo Fronte Popolare (182 deputati) e dal Raggruppamento Nazionale (147). A meno che non ci sia un accordo di astensione con alcuni partiti.

3 - Coalizione ’alla tedesca' Matematicamente, una coalizione PS-Ensemble-LR riunirebbe, ad esempio, 296 deputati, ovvero una maggioranza ristretta. Ma questo, secondo alcuni esperti politici, potrebbe richiedere del tempo. Soprattutto perché una convivenza di estremi, funzionante dall’altra parte del Reno dove è normale che partiti con ideologie diverse si uniscano una volta noti i risultati elettorali per formare una maggioranza, non ha molta tradizione in Francia. Soprattutto i principali partiti del Nuovo Fronte Popolare sembrano escludere uno scenario del genere.

4 - Governo tecnico Ciò che resta è lo scenario di un cosiddetto governo tecnico composto da esperti (economisti, alti funzionari pubblici, diplomatici, ecc.) supervisionati da una personalità consensuale a Matignon. Concetto mai esistito durante la Quinta Repubblica.

5 - Crisi istituzionale Anche il governo tecnico però sarebbe minacciato da un’eventuale mozione di sfiducia. Se quindi nessuno degli scenari precedenti dovesse funzionari la Francia entrerebbe in una crisi istituzionale profonda, con Macron che non sarebbe in grado di sciogliere l’Assemblea fino al 2025. 

 

Intanto tra i vincitori si pensa al governo. "Dopo il successo della sinistra alle elezioni legislative, ma senza ottenere la maggioranza assoluta, Macron «dovrebbe oggi chiedere ufficialmente al Nuovo Fronte Popolare di dargli il nome del primo ministro», ha affermato la leader degli ecologisti, Marine Tondelier. «Lo farà? Non lo farà? Questo presidente è sempre pieno di sorprese, vedremo, ma questa è la logica istituzionale», ha dichiarato ai microfoni di Rtl. Secondo Tondelier «un buon premier dovrà placare il Paese e unire il proprio campo». Questo vuol dire, ha aggiunto, che «non sarà Jean-Luc Mèlenchon», anche se gli Insoumis restano essenziali per costituire la maggioranza nell’Assemblea nazionale. 

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